Le Perle nascoste del Cinema: La Chimera

Apprezzata da critica e pubblico all’unanimità e assidua frequentatrice del Festival del Cannes, Alice Rohrwacher conquista anche questa uscita della rubrica di Le perle nascoste del cinema con la sua ultima fatica dal titolo La chimera (ora su Sky OnDemand) e con un rapido focus su Corpo celeste, film del 2011 e illuminante esordio registico dell’autrice italiana.

La chimera (2023 – Sky OnDemand)

Di ritorno in una piccola città sul mar Tirreno, Arthur ritrova la sua sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Arthur ha un dono che mette al servizio della banda: sente il vuoto. Il vuoto della terra nella quale si trovano le vestigia di un mondo passato.

Situato sul labile confine tra realtà e immaginazione, l’ultima opera di Alice Rohrwacher è un viaggio onirico attraverso menti e avventure di sognatori poveri e disperati, alla ricerca non tanto di un espediente per arricchirsi, ma di una via di fuga dal vuoto e dalla povertà – interiore, innanzitutto, e poi materiale – che gli permetta di recuperare anche solo un indizio di felicità e pienezza in una società in cui ciascuno pensa per sé e nessuno per gli altri. Arthur è un ex archeologo che ha perso la persona più importante della sua vita; uscito di prigione dopo aver ricevuto il pagamento di una lauta cauzione, si ritrova a girovagare insieme al suo gruppo di tombaroli, una varia umanità che viaggia tra terra e sottosuolo alla ricerca di statue, ninnoli e beni preziosi dell’epoca etrusca: ognuno di loro ha ragioni e storie alle spalle, tutte elegantemente messe in scena secondo quello che abbiamo imparato essere lo stile della Rohrwacher, ovvero il gioco di metafora, l’accostamento di immagini contrastanti, la voluta reticenza nell’esplicitazione di significati, quasi come se le verità di ciascun personaggio dovessero essere estratte a forza, tirate via dalla terra esattamente come le reliquie etrusche. Ne viene fuori un ritratto malinconico e dolente di un’umanità che sa di anni ’80, ma le cui inquietudini sono forse oggi più attuali che mai.

Corpo Celeste (2011 – Amazon Prime Video)

Marta ha tredici anni e, dopo dieci anni passati con la famiglia in Svizzera, è tornata a vivere nel profondo sud italiano, a Reggio Calabria, la città dov’è nata. Non ha alcun ricordo del posto, e come modo per iniziarsi alla conoscenza delle persone del luogo decide di iscriversi e frequentare il corso di cresima della parrocchia locale.

Folgorante esordio registico di Alba Rohrwacher, Corpo Celeste è una coming of age story che ruota attorno al tema della fede e della sua scoperta in un contesto complicato, spesso chiuso e superstizioso, come quello delle periferie del profondo meridione italiano. Non andiamo oltre su trama e analisi perché qualsiasi altra informazione sarebbe di troppo, aggiungiamo soltanto che la domanda – profondissima e di impatto esistenziale – dell’intera parabola narrativa è la seguente: la vita di Marta è destinata ad essere vissuta attraverso una via al di là del mondo, o su un sentiero che porta all’esperienza attraverso il mondo?