Il quarto appuntamento della Fondazione Arena al Teatro Filarmonico è giovedì 24 e venerdì 25 marzo in occasione del Concerto di Pasqua, diretto dal M° Francesco Ivan Ciampa. Intervallata dal Romeo e Giulietta del compositore contemporaneo veneto Vittorio Vedovato, la proposta si focalizza sul repertorio sacro: verranno infatti eseguiti lo Stabat Mater di Giovanni Battista Pergolesi e Vetrate di chiesa di Ottorino Respighi. Interpreti solisti il Soprano Mihaela Marcu e il Mezzosoprano Clarissa Leonardi; Coro e Orchestra dell’Arena di Verona.
Lo Stabat Mater, melodia gregoriana strutturata in sequenza, vanta una tradizione secolare tanto da essere stata musicata da oltre 400 compositori. La partitura più famosa è probabilmente quella del 1735 di Giovanni Battista Pergolesi proposta ad apertura del Concerto. Secondo quanto riporta la tradizione, la commissione di un nuovo Stabat Mater in sostituzione di quello di Alessandro Scarlatti arriva al compositore già in precarie condizioni di salute; sarebbe infatti morto per tisi a distanza di pochi mesi a soli 26 anni. Nella stesura Pergolesi si mantiene fedele all’esperienza di Scarlatti mediante la strumentazione per archi e basso continuo e la presenza nelle parti soliste delle due sole voci di soprano e contralto. Il lavoro di Pergolesi tuttavia è più breve di quello di Scarlatti, nonostante la comune suddivisione della sequenza in una serie di duetti ed arie solistiche: dodici di Pergolesi a fronte dei diciotto di Scarlatti. L’innovazione di concezioni armoniche e melodiche in linea con il gusto della musica di scuola napoletana ed europea hanno fatto preferire la partitura del compositore marchigiano a quella, ritenuta superata, di Scarlatti. Per le parti soliste troviamo il soprano Mihaela Marcu e il mezzosoprano Clarissa Leonardi.
Il Concerto prosegue con il poema sinfonico Romeo e Giulietta del pianista e compositore contemporaneo Vittorio Vedovato. Scritto nel 2011, è ispirato ad alcuni passi della storia dei due sfortunati amanti: l’incontro fatale tra Romeo e Giulietta, l’odio implacabile tra le famiglie dei Capuleti e dei Montecchi, il tema dell’amore e il presagio di sventura. Dopo un’introduzione che evoca l’atmosfera elegiaco-drammatica della tragedia shakespeariana, il dialogo tra i due giovani lascia il posto ad una concertazione sempre più serrata e concitata, fino al sovrapporsi dei due temi. Il lungo tema dell’amore si trasforma in un Allegro moderato con un movimento crescente di elementi ritmici nuovi che conducono inesorabilmente al corso degli avvenimenti stabiliti dal fato. L’epilogo, affidato al ritorno del tema del presagio, sembra abbattersi sul corpo esanime dei due infelici protagonisti.
La produzione musicale di Ottorino Respighi è segnata da un grande interesse per le forme della musica antica: oltre agli studi sul repertorio italiano rinascimentale e barocco, Respighi trascrive e rielabora numerose partiture antiche in composizioni originali. È la moglie che contribuisce ad alimentare il suo interesse per il canto gregoriano, fonte primaria di ispirazione per molte composizioni tra cui i Tre preludi sopra melodie gregoriane per pianoforte che Respighi scrive a Capri nel 1919. Da questi Preludi Respighi ricava, sette anni dopo, una più ampia composizione sinfonica che intitola Vetrate di chiesa: trascrizione per grande orchestra dei tre pezzi pianistici con l’aggiunta di un quarto movimento composto ex novo. In questa partitura, portata a termine l’8 ottobre del 1926 ed eseguita per la prima volta a Boston il 25 febbraio 1927, Respighi esprime pienamente la sua maestria orchestrale. Partendo infatti da un materiale piuttosto semplice, crea un efficace gioco di contrasti, alternando pieni e vuoti, sfruttando gli slittamenti armonici e affiancando l’uso del cantus planus ad espliciti richiami al mondo religioso e liturgico.