A Verona perdiamo 45 ore ogni anno bloccati nel traffico. La nostra città è la peggiore del Veneto. La quindicesima a livello nazionale secondo i dati rilevati dallo studio del TomTom Traffic Index 2024 e rilanciati dalla piattaforma Willmedia Italia su Linkedin.
Se davanti abbiamo ovviamente le metropoli come Roma, Firenze e Milano che salgono sul poco invidiabile trono e sono le città italiane dove si perde più tempo bloccati nel traffico, con centinaia di ore perse ogni anno durante le ore di punta, poche sono le città di provincia in situazioni critiche come quella di Verona. Peggio di noi sono Prato e Pescara, ma sono città che vivono contesti particolari per la loro posizione: la prima è nel nodo infernale di Firenze, la seconda vive le criticità della costa adriatica.
Nelle prime venti, comunque, non c’è alcun’altra città del Veneto.
I dati allarmanti sul congestionamento delle nostre strade non è solo questione di tempo, ma di qualità della vita, salute e sostenibilità, sottolinea lo studio di Tom Tom. Ogni minuto fermo in coda è inquinamento che respiriamo, stress che accumuliamo, tempo sottratto al nostro benessere.
E qui parte la vera sfida della mobilità in una città come Verona dove l’auto è un’abitudine cui difficilmente si rinuncia, sia per mentalità che per necessità. L’Amministrazione comunale ha intrapreso il percorso della realizzazione della filovia che potrà aiutare il trasporto pubblico e sta tentando di diffondere una mobilità dolce con le piste ciclabili che però sono ancora considerate poco sicure e mal collegate tra loro.
Certo, l’obiettivo più urgente è ridurre il numero di auto in circolazione, ma il punto non è chiedere sacrifici ai cittadini: servono investimenti concreti in trasporti pubblici efficienti, capillari e accessibili. La strada è segnata: più metropolitane, tram, autobus elettrici e corsie preferenziali per garantire spostamenti rapidi e sicuri per tutti ma in una città complicata come la nostra, senza nuove strade alternative, con incroci che strozzano il traffico fin dagli anni Sessanta (all’ex Campone, al Cimitero, a porta San Giorgio e via elencando) come si pensa di fare?
Willmedia propone anche un’altra osservazione: “negli ultimi anni l’Italia è andata in direzione quasi opposta: in 20 anni lo Stato ha tagliato 800 milioni di euro di investimenti nel trasporto pubblico, con un calo continuo delle risorse destinate a questo ambito fondamentale. I risultati si vedono: ad oggi, secondo un recente sondaggio di YouTrend, solo 1 italiano su 5 usa i mezzi pubblici per spostarsi”.
Ma traffico congestionato significa anche inquinamento, pessima qualità dell’aria, polveri sottili. Ridurre il numero delle auto e privilegiare un trasporto pubblico pulito o una mobilità dolce “è urgente anche per contrastare la crisi climatica: in città, i trasporti sono responsabili di circa un quarto delle emissioni totali. È il singolo fattore più pesante, insieme a costruzione e riscaldamento degli edifici. Per questo in tutta Europa grandi e medie città stanno sperimentando nuove soluzioni per ridurre le emissioni legate ai trasporti, ridurre il traffico, restituire spazio pubblico alle persone, promuovere la cosiddetta mobilità attiva (cioè quella pedonale e ciclabile)”.