“Perché sarà una Pasqua più vera” Nella sofferenza, nel dolore, abbiamo riscoperto valori che avevamo scordato

Io credo che, mai come quest’anno, il Coronavirus ci ha aiutato o costretto a vivere con consapevolezza la quaresima. Per quaranta giorni la Chiesa, come una brava mamma ha ripetuto ai suoi figli, quegli eterni bambini che siamo noi, sempre le stesse cose: ricordati il valore della preghiera, del digiuno e della carità. La televisione grazie alle chiese chiuse ha realizzato una vera quaresima. La televisione, questo arredo sacro che tante coppie quando comprano casa pensano immediatamente dove collocare è diventata nelle nostre case la Cappella di famiglia che ha riunito tutti, praticanti e non, in molteplici occasioni di preghiera su diversi canali e con tante immagini. Una tra tutte che resterà impressa nei cuori e nei libri di storia. Un’immagine ha fatto pensare e colpito il mondo intero. L’uomo vestito di bianco, sotto la pioggia, in una piazza deserta, buia, sotto un’acqua battente che sembrava annegare la barca della vita. Il colonnato del Bernini ha abbracciato una intera umanità assente ma presente come non mai, davanti ad un Crocifisso che è il nostro Dio e l’icona di Maria che è nostra Madre.
Abbiamo scoperto che pregare non è ripetere formule all’infinito o sbiascicare parole ma porci in silenzio, ascoltare, pensare, riconoscere la nostra fragilità e vulnerabilità. Non siamo onnipotenti come ci pensavamo…meglio camminare con i piedi per terra e non dimenticare di alzare il capo.
La televisione, che spesso ci divideva ognuno nella propria stanza, ci ha riuniti, ci ha reso famiglia, ci ha aiutati a vivere e scoprire anche il valore della solidarietà. La solidarietà che è l’unico investimento che non fallisce mai. Abbiamo visto la carità vera quella che nasce dall’inventiva della gente semplice. Le immagini di infinite persone che senza sosta si spendono per gli altri ci hanno fatto scoprire un’Italia sempre esistita ma poco trasmessa. L’amore vero crea ed inventa. Ecco che vediamo il cuoco che si mette a disposizione dell’ospedale da campo per preparare pasti per tutti. Tantissimi giovani che si mettono a disposizione in tutto lo stivale e in ogni modo. Il cesto di vimini dal balcone in via Santa Chiara a Napoli detto “il panaro” per ritirare la spesa, nel sud non è una novità, ma la novità è che diventa “il panaro della solidarietà”. La bellezza sta nella scritta che traduce l’animo dell’italiano: “Chi ha metta, chi non ha prenda.“ Infermieri, medici e ricercatori che si spendono senza sosta e mentre noi li definiamo eroi loro ci ricordano che fanno il loro lavoro e l’hanno sempre fatto anche se dimenticati e poco pagati e mai sostenuti. Alle ore diciotto, immancabile come carosello, la doccia fredda del “bollettino di guerra” comunicato in modo metallico! E poi ogni canale riparte nel tenerci informati sulla pandemia che si allarga a macchia d’olio in tutto il mondo. Ad un certo punto il bisogno di spegnere per non impazzire di notizie ripetute fino alla nausea, il troppo storpia sempre! Si legge, si gioca come si può, si fa da mangiare.
Cari amici, la quaresima è proprio coincisa con la quarantena, anzi mi sa che la quarantena sarà più lunga della quaresima. Questa di quest’anno è stata per molti una vera quaresima.
In queste domeniche di quaresima hanno partecipato alla messa via YouTube più persone che non l’anno scorso. I ragazzi hanno insegnato ai nonni come restare in comunione con la propria comunità. Prepariamoci ora a vivere una bella Pasqua diversa a porte chiuse. Ma a pensarci anche la prima Pasqua fu a porte chiuse. Gesù si rese presente e rincuorò tutti. Quest’anno verrà nelle nostre case, accogliamoLo, sarà vera Pasqua e forse più di tante altre.

don Flavio Bertoldi
Parroco Sacra FamigliaAssistente diocesano Unitalsi