I sondaggi “su misura” (tailor made) sono soprattutto uno strumento di manipolazione e di propaganda, anziché di previsione.
Nel gioco della politica attuale, social media e sondaggi hanno infatti questo scopo: perché le opinioni cambiano frequentemente e spesso rapidamente.
La pubblicità elettorale costa molto, mentre i sondaggi, soprattutto quelli commissionati dai singoli partiti, costano molto meno.
Oggi c’è poco da prevedere, ma molto da condizionare.
Il motivo per cui televisioni e giornali utilizzano i sondaggi è che si prestano bene ai loro format: si ottengono dati su cui costruire “notizie” e basare opinioni e discussioni, facendo finta di credere che siano davvero rappresentativi della realtà.
I partiti sanno benissimo che spesso i cittadini, quando votano, seguono la “legge del gregge” e pensano al loro “voto utile”: stare con chi vince, piace a tutti.
Capire di conseguenza le ragioni per cui i sondaggi politici oggi sbagliano tanto è relativamente facile: sapere che c’è stato un passato in cui funzionavano meglio, nonostante tecniche meno evolute, è un indizio importante.
Diversamente dal passato oggi la sfera politica e quella sociale non coincidono. Oggi è il momento dei social media, con la conseguente influenza rapida, costante e quotidiana dell’opinione pubblica.
La scelta politica “d’appartenenza” conta meno di un tempo ed è invece aumenta quella “d’opinione”, che comporta un elevato grado di provvisorietà delle scelte.
Gli strumenti e le tecniche di analisi seguono lo sviluppo dei mezzi digitali con i loro algoritmi, ma le elezioni restano “qualcosa di antico”, che si esercita alla fine di tutto con una matita e una scheda, nella solitudine di una cabina. È quello il frangente decisivo, in cui ognuno di noi concretizza una scelta, accorgendosi che non è chiamato a mostrare le sue idee, ma a indicare un rappresentante, per un’intera comunità.
Non è un caso che vari sondaggisti abbiano provato a giustificare le debacle degli ultimi anni con quello che definiscono “effetto flash forward”: molti elettori avrebbero cambiato opinione all’ultimo momento, dopo aver preso coscienza dell’impatto del risultato elettorale sul loro personale futuro.
In ultima analisi, stare in testa nei sondaggi non prevede alcuna vittoria, ma prova piuttosto ad indurla.
L’unica forza predittiva di un sondaggio dipende dalla sua capacità di avere influenza diretta sul voto, di convincere larga parte degli “indecisi” (ormai strutturalmente la maggioranza) a confermare il risultato suggerito.
Concludendo, è abbastanza intuitivo, che il sondaggio è sostanzialmente diventato uno strumento di manipolazione e di propaganda, uno di quelli più potenti.