“Ingiusto.
E’ questa la prima parola che mi viene in mente per esprimere lo stato d’animo attuale di un allenatore di calcio giovanile.
Ingiusto fermarci, non permettere ai bambini un’attività essenziale e vitale come lo sport. Potrei dire che è di importanza pari alla scuola (non a caso si chiama “scuola-calcio”), mi limito a ritenerle almeno complementari.
Aggiungo: a scuola ci sono limitazioni pesanti tipo distanze, merenda al posto, niente contatti fra i banchi o nei corridoi…se nemmeno qui si può relazionarsi con gli altri, quale altra attività può consentirlo se non lo sport?
L’errore che gli adulti, anche in buona fede, compiono quando tentano di immedesimarsi in figli o nipoti è usare schemi, paradigmi e criteri di giudizio che si raggiungono (chi più chi meno…) con l’età e l’esperienza. Proviamo invece a fermarci e ricordare: come eravamo noi in seconda elementare? Come vedevamo il mondo, gli altri, noi stessi? Di cosa, veramente, avevamo bisogno?
Certo, la risposta è soggettiva. Ma possiamo convenire sul bisogno innegabile del confronto con gli altri, dell’esperienza positiva o negativa di una parola, di un gesto, di un’emozione. Ecco, quello a cui i bambini hanno diritto è la possibilità di sperimentare, sulla loro pelle, nel loro cuore e nel loro cervello, le infinite sfaccettature del mondo che li circonda, li ospita e li forgia.
Niente partite? Pazienza. A fine giugno, sono stato responsabile di un campus estivo di scuola calcio: mascherine, distanziamenti, gel, termometro e TUTTI gli accorgimenti necessari e obbligatori. Diverse ore di giochi con la palla senza contatto. Si può fare, si deve fare. I bambini si divertono e, cosa che può sorprendere, dopo un po’ non ti chiedono nemmeno più la partitella finale. Perchè capiscono le regole e le accettano più in fretta di noi, si abituano prima. Basterebbe imparare da loro.
Lo dico sempre, a chi mi chiede cosa mi spinga a fare calcio a un gruppo di venti bambini di sette anni. Mi meravigliano ogni momento, mi affascinano, mi insegnano a vedere il mondo come se potesse regalarmi ogni istante una cosa nuova e bella. Mi sento sempre in debito verso di loro, mi sento spinto a dare tutto me stesso. Imparo più io da loro, forse, che loro da me. Non smettiamo di imparare dai bambini”.
Luca Corradi
Allenatore dei 2013
Lugagnano calcio