“Il nostro Paese vive l’11 settembre da tre settimane”. Lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parlando in videoconferenza al Congresso Usa, che gli ha tributato una standing ovation.
Zelensky ha ribadito la richiesta di una “no-fly zone” sull’Ucraina e si è rivolto direttamente al presidente Usa Biden: “Essere il leader del mondo vuol dire essere leader della pace”. Poi ha chiesto al procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan di riconoscere la Russia come “Stato terrorista”. Immediata la replica di Putin, attraverso dichiarazioni alla Tass: le operazioni “procedono con successo”, ma “l’obiettivo della Russia non è occupare l’Ucraina”. A subire “un vero genocidio” sono stati gli abitanti del Donbass per 8 anni e gli Usa devono “fermare la fornitura di armi” a Kiev. L’atteggiamento occidentale nei confronti dei russi è come i “pogrom”, ha detto Putin, riferendosi alle persecuzioni contro le minoranze religiose nel corso della storia, anche in Russia, soprattutto contro quelle ebraiche.
Intanto, dopo il ‘no’ dell’Ucraina alla proposta di accordo avazata da Mosca per una “neutralità sul modello dell’Austria e della Svezia”, da Kiev vengono mosse pesanti accuse alla Russia.
Secondo media nazionali come il ‘Kyiv Indipendent’, sarebbero stati “uccisi 10 civili in coda per il pane a nord” della capitale e sarebbero stati sparati colpi e fumogeni contro dei “manifestanti pacifici radunati nella piazza davanti al consiglio comunale per chiedere il rilascio dei leader locali detenuti nella zona occupata di Skadovsk, dell’Oblast di Kherson”. I bombardamenti russi “hanno colpito la torre televisiva di Vinnytsia, città sulle rive del fiume Buh nell’Ucraina centrale”, riferisce sempre ‘The Kyiv Independent’.
E secondo il governatore di Vinnytsia, Oblast Serhiy Borzov, l’attacco russo avrebbe danneggiato la torre, lasciando i residenti senza segnale Tv. Non sono segnalate vittime. Nessuna novità invece per eventuali nuovi incontri diplomatici.