“Per i bambini e i ragazzi sarà davvero un grande sacrificio rinunciare agli sport di contatto, come il calcio o la pallavolo. Ma dobbiamo seguire le regole, così magari queste restrizioni avranno una durata più breve. Dobbiamo spiegare ai più giovani che sarà un anno particolare e puntare, però, agli sport alternativi”.
Paolo Biasci è il presidente della Fimp, Federazione italiana medici pediatri. E da pediatra sa quanto limitare l’attività fisica nell’infanzia e poi nell’adolescenza, sia dannoso sia sul piano fisico che su quello psicologico. “Ma non possiamo fare altrimenti”, ribadisce.
Per i bambini però è un brutto colpo.
“Non c’è dubbio, ma anche tra i più piccoli i contagi stanno aumentando, ormai sappiamo che il virus colpisce i bambini, abbiamo casi crescenti in tutti gli ordini di scuole. E i più giovani portano poi i contagi in famiglia. Ma tenere aperte le aule resta una priorità”.
I ragazzi sono stati già fermi durante il lockdown, migliaia di bambine e bambini si ritroveranno isolati, con i pomeriggi vuoti.
“Il mio consiglio è quello di cambiare sport. Atletica all’aria aperta, nuoto, corsa. Certo, mi rendo conto che chiudere, ad esempio, le scuole di calcio, lo sport più praticato, significa lasciare a casa migliaia di bambini e adolescenti. Ma il calcio è uno sport dove il distanziamento è impossibile”.
Si torna però ai rischi del lockdown. Tutti fermi davanti agli smartphone, depressione, obesità crescente.
“Infatti la sfida è trovare attività fisiche alternative e consentite. Sappiamo bene che in quei mesi il prezzo più alto lo hanno pagato i bambini, costretti all’immobilismo forzato. Sappiamo quanto il movimento aiuta anche a livello psicologico. Quindi bisogna attivarsi, convincere i figli a cambiare, magari, il proprio sport. Però ripeto: bisogna invertire la tendenza, i casi, anche tra i giovanissimi, tenderanno a salire ancora nei prossimi mesi. Quindi a malincuore accettiamo le nuove restrizioni. Perché la scommessa vera è un’altra.
Quale ?
“Tenere la barra dritta sulle scuole. Possiamo sacrificare un po’ di sport, ma non la didattica in presenza. Entrare in classe per i bambini e i ragazzi è vitale. Chiudere di nuovo sarebbe una sconfitta per tutti”.