Proprio con la Roma al Bentegodi. Ma non con l’Hellas, allora c’era ancora il Chievo. Certo, a dirlo ora, sembra preistoria e invece è roba di qualche anno fa. Il Chievo di Rolly Maran, capace di tener testa alla Roma di Garcia. Partita spettacolare, come spesso successe nella storia tra questi due club. Partita inchiodata sul pari (3-3), da una punizione di Simone Pepe, il “colpaccio” firmato Nember. Pepe era reduce da un grave infortunio alla Juve, il Chievo scommise su di lui. Uomo di mondo, uno “che fa spogliatoio”, capace di starsene buono in panchina ad aspettare il suo turno. L’infortunio gli aveva tolto lo sprint bruciante sulla fascia. Maran lo riciclò trequartista per dare, qua e là, respiro a Walter Birsa. Da trequartista, Pepe doveva correre meno e far funzionare, ancora, una tecnica che l’aveva comunque portato alla Juve. Di quella stagione, l’ultima di Pepe giocatore, resta soprattutto quella punizione griffata con la Roma. La palla del 3-3, il primo gol del calcio italiano siglato dalla tecnologia. La palla era entrata, la tecnologia lo certificò. Simone Pepe è entrato così nella storia.