Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Trapattoni è stato maestro di calcio ma anche di massime. Il gatto è Juric. Il sacco è il Verona. Setti non ha ancora convinto il croato a firmare. I soldi, una volta tanto, c’entrano solo marginalmente. L’uomo di Spalato pretende garanzie tecniche, giocatori all’altezza di questa strepitosa annata e che possano addirittura migliorarla. Il tecnico è nel momento migliore della carriera e non vuole fare passi indietro, il che è comprensibile. Via Amrabat e Rrahmani, Kumbulla con la valigia in mano, Pessina in forte dubbio. Le certezze, al momento, sono troppo poche. La prossima stagione, inoltre, richiederà una rosa ampia dopo questo finale di stagione compresso e del tutto anomalo. La mancanza di un progetto ambizioso potrebbe offuscare l’ottimo lavoro svolto fino ad adesso. Oltretutto Juric è corteggiato da due “nobili” del nostro calcio: Fiorentina e Torino. Commisso ha dato carta bianca a Pradè per portarlo in viola. La società vuole un sergente di ferro capace di valorizzare i giovani, che in Toscana non mancano. Cairo lo vorrebbe per rigenerare uno spirito-Toro praticamente scomparso. Anche dalla Spagna, dove Juric ha militato nel Siviglia tra il ’97 e il 2000, si sono interessati. Il tempo corre. Di più: stringe. Sfumato il sogno dell’Europa League, la stagione dell’Hellas è praticamente conclusa: è questo il momento ideale per chiudere la trattativa, in un modo o nell’altro. La sensazione è che le parti siano piuttosto vicine ma che manchi l’elemento decisivo per unirle. Juric qui ha trovato la piazza ideale. L’impressione è che il Verona abbia trovato l’allenatore ideale. Un trascinatore ma anche un uomo di campo. È pur vero che la scelta di ingaggiarlo al posto di Aglietti era stata accolta con enorme pessimismo dai tifosi, e che il presidente alla fine ha avuto ragione. E però le scommesse sono tali perché l’esito è sempre incerto.