“Le resse che dall’inizio di maggio si registrano negli ospedali veronesi non sono frutto di inciviltà degli utenti, come certa propaganda vorrebbe fare passare, ma di grave carenza organizzativa ai piani alti del sistema socio-sanitario veneto che non hanno ancora fatto i conti con il significato profondo dell’emergenza da Covid 19 che vuole potenziata e valorizzata la medicina territoriale”. Non hanno dubbi il segretario provinciale PD Maurizio Facincani e la responsabile area e salute Luisa Caregaro. “Invece, i distretti sanitari sono ancora chiusi – dicono – e ai centri prelievi si accede solo su prenotazioni al Cup, il cui servizio telefonico risulta tuttavia sempre occupato con grave disagio per i pazienti soprattutto anziani. E anche quando si riesca ad ottenere una prenotazione, i lunghi tempi di attesa costringono molti utenti a rivolgersi alle strutture convenzionate e private a scapito del SSN. Dunque, mentre gli ospedali del territorio stanno tornando alla normalità, riconvertendo i reparti destinati alle cure degli ammalati da coronavirus alle loro normali funzioni di diagnosi e cura, i servizi sanitari territoriali restano prigionieri di un grave caos organizzativo, non per mancanza di preparazione o di qualità, ma per la superficialità e disattenzione di chi avrebbe dovuto prevedere il grande afflusso di queste settimane, risultato delle richieste accumulate in più di tre mesi di fermo causa Covid”. Il Partito Democratico di Verona sta raccogliendo le lamentele dei cittadini sulla disorganizzazione dei servizi sanitari locali nella Fase 2 e chiede ai dirigenti dell’Aulss 9 di occuparsi della riprogrammazione in tempi brevi dei servizi territoriali basilari che, con le necessarie cautele, vanno riaperti al più presto. Nello specifico: la riapertura dei Distretti Sanitari per tutte le pratiche amministrative incluso il rilascio delle tessere STP per gli stranieri, ora richieste e inviate tramite posta elettronica con tempi lunghi e disagi per gli spostamenti; la riapertura dei consultori famigliari; la riorganizzazione dei Cup dotando il servizio di ulteriore personale addetto alle prenotazioni per dare un maggior numero di risposte in tempi brevi; la riapertura dei centri vaccinali; la riapertura dei centri prelievi presso i distretti sanitari; la riapertura dei centri diurni per le persone disabili; l’aumento del numero dei medici di base soprattutto per coprire le zone carenti, inserendo nuovi medici di famiglia programmando con molto anticipo i pensionamenti .