Anna Maria Bigon non è più la vice segretaria provinciale del Pd. Il numero uno dei Dem veronesi, Franco Bonfante, ha proceduto alla revoca della delega “ per il venir meno del rapporto di fiducia politica, tenuto conto del generale sentimento di iscritti ed elettori del PD veronese, in grandissima maggioranza sconcertati e delusi dalla scelta di Bigon e favorevoli a regolamentare il fine vita a seguito della sentenza della Consulta”.
A comunicarlo nel corso di una conferenza stampa nella sede del Pd, lo stesso segretario provinciale, il quale ha ricordato che un sondaggio dello scorso anno commissionato dalla TV la 7 di Mentana riportò che il 90 per cento degli italiani è favorevole a regolamentare il fine vita e il segretario è convinto che lo sia il 99 per cento degli elettori del Pd.
“Non credo nelle sanzioni disciplinari su temi etici ed è corretto che sia lasciata libertà di voto per motivi di coscienza, ma chi la pratica deve essere consapevole delle conseguenze politiche – precisa Bonfante – a maggior ragione se vi erano alternative, come l’uscita dall’aula con una contemporanea dichiarazione esplicativa. Del resto, Consiglieri e Consigliere di centrosinistra, componenti di importanti comunità religiose cattoliche, hanno votato a favore della proposta di legge, spiegandone le ragioni con interventi di grande spessore e profondità in riviste cattoliche”. Un precedente simile a Verona risale al 2018 quando l’allora capogruppo Pd in Consiglio comunale di Verona votò a favore di mozioni della Lega su temi eticamente sensibili (legge 194 e poi contro i gay) e venne per detto motivo sostituita nella funzione dai suoi colleghi su loro decisione, sentito anche il segretario Nazionale Maurizio Martina.
“Rilevo altresì – continua Bonfante – che nella mia esperienza decennale di Consigliere Regionale e di Vicepresidente del Consiglio Regionale del Veneto mi sono trovato in alcuni casi in dissenso rispetto al mio gruppo, ma ho sempre votato quello che il gruppo a maggioranza decideva, pur su temi che potevano essere considerati sensibili, perché è così che ci si comporta quando rappresenti un’intera comunità: il senso di responsabilità nei confronti degli altri e della comunità che si rappresenta, non è meno importante del rispondere alla propria coscienza, che riguarda se stessi”.
Bonfante conclude precisando di assumersi “personalmente l’intera responsabilità della scelta riguardante Bigon; non voglio coinvolgere nessun altro dell’Esecutivo, della Direzione o del Partito al quale eventualmente risponderò della decisione nelle sedi ed organi competenti”.
Lettera aperta agli elettori della consigliera
La consigliera regionale Pd non è rimasta con le mani in mano, ma dopo il voto ha inviato una lettera aperta ai suoi elettori per spiegare la sua scelta.
“I miei dubbi – ha scritto tra l’altro – non riguardavano solo forma e competenza, ma anche la concreta possibilità del sistema sanitario di garantire la libertà di scelta. Un ammalato oppresso da dolori insostenibili, come può prendere una decisione “serena e consapevole” (criterio richiesto dalla Sentenza) sul proprio fine vita se non è stato preso in carico con le cure palliative? Quando i familiari vedono il loro caro soffrire in quel modo, come possono sostenerlo serenamente in questa scelta? La Regione del Veneto, purtroppo, garantisce queste cure ad una percentuale ridottissima di malati terminali”.