Adriana Albini è una scienziata di successo, docente di Patologia Generale all’Università Bicocca di Milano e collaboratrice scientifica all’IRCCS IEO Istituto Europeo di Oncologia. È stata la prima donna ad essere eletta nel Board of Directors dell’AACR (American Association for Cancer Research) e nel 2020, l’emittente inglese BBC l’ha riconosciuta come l’unica donna italiana tra le 100 donne più influenti dell’anno.
Durante la mia conversazione con Adriana, le ho chiesto: “Riflettendo sulla tua storia e sul tuo percorso professionale, diresti che sei arrivata dove hai sempre voluto?” Adriana ha risposto raccontando di un giorno in cui, riordinando un vecchio cassetto, ha trovato una pagina scritta a tredici anni in cui descriveva le sue ambizioni infantili: diventare una scienziata, lavorare in un laboratorio e sposare un scienziato—obiettivi che ha incredibilmente raggiunto. Nonostante la sua passione per la scienza, il cammino di Adriana è stato costellato di sfide. “Molte volte, scoraggiata, mi dicevo: ‘Mi arrendo’, ‘Non sarò più una ricercatrice’, ‘Devo trovare qualcosa che funzioni meglio per me’,” ricorda. Ma ogni volta che era sul punto di cambiare direzione, si presentava un evento o una persona che la spingeva a non mollare. Come donna nel mondo STEM, Adriana sottolinea non solo il valore della resilienza, ma anche l’importanza di avere una rete di relazioni di supporto solida per raggiungere i propri obiettivi. “Nei momenti cruciali, ho trovato forza in altre donne, amici, colleghi e nella mia famiglia,” afferma, evidenziando come questo tipo di sostegno sia essenziale non solo in campo professionale, ma in tutti gli aspetti della vita. La resilienza di Adriana ha avuto un impatto profondo anche sulla sua vita familiare, specialmente nel suo ruolo di madre. Essere una scienziata di successo e allo stesso tempo una madre presente ha permesso ai suoi figli di vedere in lei non solo una figura materna ma anche un modello professionale da emulare. Con il suo esempio, Adriana ha sottolineato ai suoi figli l’importanza della perseveranza e del non mollare mai, valori che ha incarnato quotidianamente, così come il suo impegno nel costruire relazioni forti e significative.
Oggi, come osserva l’autrice Teal Swan, stiamo vivendo un’“epidemia di solitudine”. Nonostante la nostra iperconnessione, mai come ora ci siamo sentiti così isolati. Per superare questo paradosso e ricostruire le potenti connessioni che hanno sostenuto persone come Adriana, dobbiamo imparare a costruire relazioni significative. Nell’era digitale, è troppo facile confondere la connettività con la connessione vera. Troppo spesso, le interazioni sui social media o i messaggi rapidi sostituiscono i legami autentici. Queste connessioni superficiali mancano della profondità necessaria per costruire relazioni significative. La recente pandemia, l’espansione della tecnologia e dei social, e l’aumento del lavoro da remoto, hanno ulteriormente evidenziato l’importanza di avere relazioni interpersonali vere e solide, non solo per supportare il nostro percorso professionale, ma anche per un maggior benessere della persona nella sua interezza. Oggi è importante prioritizzare la costruzione e il mantenimento di reti di supporto che superino le semplici interazioni digitali. Creare connessioni vere richiede un impegno consapevole: partecipare a conversazioni profonde, trascorrere tempo di qualità insieme, e mostrare interesse genuino ed empatia. Essere vulnerabili, condividere le proprie difficoltà e permettere agli altri di aiutarci sono comportamenti che fondano relazioni capaci di sostenerci nei momenti difficili e di celebrare con noi i successi, proprio come nel caso di Adriana.
Barbara Dalle Pezze