Sono passati quarantasetteanni dal quel 20 maggio del 1973. Sulla pista di Monza va in scena il Gran Premio delle Nazioni che è quarto appuntamento del campionato del mondo velocità.
La giornata si apre con la gara del campionato italiano juniores 250, c’è poi la prima corsa del Nazioni, la classe 50, vinta da Jan de Vries; seguono la 125, nella quale si impone Kent Anderson, e la 350 vinta da Giacomo Agostini dopo un bel duello con Renzo Pasolini.
Pasolini era destinato a diventare grandissimo. Aveva già battuto più volte Agostini, era considerato il suo alter ego naturale, lui, così spregiudicato, personaggio anche fuori dalle piste con quell’aria da guascone che non guasta mai. Nelle 350 era stato a lungo in testa, prima che la sfortuna lo bloccasse. “Mi rifarò nella 250” aveva strizzato l’occhio.
La gara delle 250 vede scattare dalla prima casella il finlandese Jarno Saarinen, campione del mondo in carica della 250 e vice campione nella 350 sempre nel 1972 e autore del miglior tempo in prova. Renzo Pasolini, che nel 1972 è stato secondo nel mondiale 250 e terzo nella classe 350, porta al debutto la H-D bicilindrica raffreddata ad acqua.
Una manciata di secondi e il dramma si consuma alla prima curva dopo il via. La moto di Pasolini perde aderenza all’ingresso della Curva Grande, il Curvone appunto, il campione romagnolo cade, la sua moto colpisce le vicinissime barriere e rimbalza in pista: nella carambola che ne segue cadono altri tredici piloti. Ad averne la peggio sono lo stesso Pasolini, 34 anni, e Jarno Saarinen, 27. I due restano a terra, per loro non c’è più niente da fare. E’ una delle grandi tragedie del motociclismo mondiale.
Su che cosa provocò la caduta di Paolini si sono fatte diverse ipotesi: olio in pista non segnalato, grippaggio del motore H-D di Pasolini, contatto fra piloti, asfalto rovinato.
La perizia richiesta dal tribunale di Monza, rivelerà il grippaggio dei pistoni Yamaha nei cilindri H-D; cilindri che furono modificati dal raffreddamento ad aria a quello ad acqua.
Sarà il grippaggio l’innesco della caduta secondo l’inchiesta della Magistratura. Di sicuro la gravità del bilancio è da attribuirsi all’inesistente spazio di fuga e alle presenza del guard rail, all’epoca vicinissimo alla pista. Così si compì il destino di Pasolini e Saarinen, due fuoriclasse della moto.