Parrucchieri con le “mani nei capelli” “Se si rispettano i protocolli, non ci sono rischi, come abbiamo fatto fino a sabato”

Acconciatori ed estetiste non ci stanno: “Sbagliato chiuderci!”. “Se si rispettano i protocolli di sicurezza non ha senso chiudere parrucchieri ed estetiste in zona rossa”.
Sono oltre 1200 nel veronese le aziende che chiudendo i battenti, dopo un periodo drammatico con perdite che vanno ben oltre il 30% di fatturato, si troveranno di nuovo a fare i conti con una situazione da “mani nei capelli”.
Perentoria la presa di posizione della categoria veronese chiede un urgente intervento di rivisitazione del provvedimento e di sensibilizzazione verso questa chiusura che viene considerata insensata.
“Un errore enorme quello previsto nell’ultimo dpcm – afferma Simone Saggioro rappresentante della categoria di Casartigiani Verona – quella di escludere i servizi alla persona (acconciatura, estetica e similari) dalla possibilità di rimanere aperti anche in zona rossa, ovviamente ove scrupolosamente rispettosi dei protocolli di sicurezza validati anche dalle autorità sanitarie.
“I risultati dell’ultima indagine Inail confermano, se ancora ve ne fosse bisogno – aggiungono dalla associazione veronese– che centri e saloni non sono mai stati una fonte diretta di contagio e gli stessi titolari sono andati incontro volontariamente a enormi spese aggiuntive – non riconosciute sufficientemente nei decreti di ristoro – per garantire il lavoro e la sicurezza di dipendenti e clienti”.
“Il tema della lotta alla pandemia è stato e sarà sempre per noi prioritario – afferma Saggioro – e nonostante i numeri ci diano ragione, non viene riconosciuto questo sforzo; per questo appare incomprensibile e priva di motivazioni oggettive l’esclusione dei servizi alla persona dal novero dalle attività di servizio aperte anche in zona rossa”.
“Proprio perché vogliamo continuare a contribuire alla lotta alla pandemia vogliamo lanciare anche un fortissimo grido d’allarme, perché la chiusura delle attività, favorisce automaticamente la crescita di lavoro nero e attività abusiva da parte di persone non qualificate che si recano nelle case senza alcuna forma di sicurezza. Contrastare questi diventa difficile e per questo le aperture garantiscono un’igiene e una legalità a fronte di chi, casa per casa invece, non rispetta e non può garantire.
Queste attività rischiano di causare ulteriori contagi e alimentare la pandemia. Per questo- conclude Saggioro – facciamo appello alle forze dell’ordine perché venga fatto uno sforzo straordinario di controllo e repressione: ne va della salute di tutti noi e della sopravvivenza di tante imprese regolari”.