Parla Bruno Giordano “La mia Cariverona” Il presidente, che si è insediato esattamente 4 mesi fa, anticipa alla Cronaca di Verona le linee guida della Fondazione. E parla di turismo (serve più qualità), investimenti culturali (Palazzo Forti tornerà all’arte) e della sfida Marangona

di Maurizio Battista
Quattro mesi esatti. Dal 15 marzo, giorno della sua nomina e presidente a oggi 15 luglio Bruno Giordano, alla guida della Fondazione Cariverona, ha voluto dedicare quattro mesi per mettere in campo idee e progetti prima di uscire allo scoperto. E ora con questa intervista alla Cronaca di Verona anticipa quali saranno le linee guide del suo mandato, quali saranno gli elementi che caratterizzeranno il lavoro della Fondazione e quale dovrà essere il suo impatto sulla città.
Una città che dalla Fondazione ha sempre ricevuto molto e alla quale ha sempre guardato con attenzione sia per le erogazioni che per gli interventi in ambito di patrimonio culturale, sociale ed economico. E turistico. Ed è da qui che l’imprenditore legnaghese, ingegnere con la vocazione per l’innovazione energetica, la tecnologia, l’ambiente, già in Fondazione da due anni e mezzo, voluto fortemente dal predecessore Alessandro Mazzucco, vuole partire. Con un leit motiv di fondo: alzare la qualità dell’offerta veronese, in tutti i campi, dall’offerta turistica a quella lavorativa, dagli investimenti alle opportunità per i giovani. Una filosofia e una organizzazione mutuate dal contesto aziendale che potrebbero, se concretizzate, offrire una visione nuova di questa istituzione che non è solo finanziaria.
Presidente Giordano, dal punto di vista della Fondazione Cariverona, osservatorio privilegiato che si occupa di molti aspetti della nostra società, quali sono le priorità di Verona?
“La Fondazione è una macchina complessa, sto imparando a conoscerla dedicando attenzione a tutte le nostre 5 province di riferimento. E tra queste Verona ha bisogno di interventi urgenti secondo noi, con una gestione più coraggiosa e innovativa; per quanto di nostra competenza proveremo a contribuire in questo senso”.

Turismo, cambiare rotta o non c’è futuro”

Per esempio?
“Il caso più evidente è quello del turismo: se si vuole una visione lungimirante, si deve assolutamente cambiare rotta. Verona è una città fantastica, un museo a cielo aperto visitabile tranquillamente a piedi e sarebbe bello che tutto il centro venisse vissuto dai veronesi e dai turisti in modo più completo, non solo per il balcone di Giulietta. Mi piange il cuore vedere una città che ha un turismo mordi e fuggi e che si sta adeguando, nell’offerta, a questa qualità. Complice anche una legislazione che rende più conveniente affittare un alloggio ai turisti che alle famiglie residenti. Il centro si è svuotato di tantissime offerte commerciali e di residenti. Francamente, su questa strada non ci vedo futuro”.
E Cariverona cosa può fare?
“Come Fondazione vogliamo sfruttare l’opportunità di dare un segnale opposto a questo trend, portando un albergo extralusso per essere attrattivi nei confronti di un turismo di fascia alta che faccia cambiare le abitudini attuali: molti vengono a visitare la città ma per trovare hotel ad alto livello vanno a dormire fuori. Questa innovazione però è vista negativamente da un gruppo di albergatori, e li capisco, perché crea disturbo a un sistema consolidato. Ma in realtà non va a interferire con la loro clientela turistica e comunque la concorrenza stimola la crescita”.
Visto che è stato introdotto l’argomento, presidente, si dice che questo Marriott porterà traffico, confusione, e anche se il Tar ha respinto il ricorso degli albergatori, c’è ancora il Consiglio di Stato….
“Certo. Il Consiglio di Stato ha già fissato l’udienza al 19 dicembre e questa è una buona notizia perché vuol dire che avremo una decisione in tempi brevi ma la sentenza del Tar è così ben motivata che ci conforta: infatti dice che non ci sono motivi oggettivi per impedire l’apertura di un nuovo albergo e che comunque impedirlo sarebbe contrario al principio della libera concorrenza. Inoltre, stiamo parlando di 140 camere di alto livello e non mi pare che siano un problema pensando a quante migliaia di posti letto sono state autorizzate con i B&B negli ultimi anni. Il problema del traffico non sussiste: nell’ex Unicredit di via Garibaldi lavoravano ogni giorno 800 dipendenti che arrivavano in maggior parte in auto. Per i clienti dell’albergo parliamo di numeri ben diversi e arriveranno per la maggior parte a piedi. In caso di necessità ci sarà il servizio navette per i parcheggi”.

“Palazzo Forti, assurdità che deve finire”

Il Marriott è così importante per voi perché consente di recuperare risorse per gli altri investimenti?
“Esatto. Vendere l’ex Unicredit a Marriott significa avere le risorse per completare il nostro piano dei palazzi culturali in tempi più brevi: si ripartirebbe con la sistemazione di Castel San Pietro, Palazzo del Capitanio e Palazzo Forti”.
A proposito di Palazzo Forti. Ora è in comodato al Comune ma gli alloggi che ospitarono Napoleone (e c’è perfino ancora lo specchio rotto dall’imperatore con un pugno in uno scatto d’ira quando venne informato che le truppe nemiche erano vicine) è possibile che siano ridotti a magazzino?
“E’ una assurdità che deve finire. il Comune ha Palazzo Forti in comodato gratuito fino al 2030 ma non per usarlo come magazzino. Per cui è meglio che venga riaperto il prima possibile. Sindaco Tommasi e assessori sono d’accordo con noi per cui ognuno farà la propria parte per restituirlo alla città. Sono però necessari lavori importanti, nell’ordine di almeno 3 milioni di euro perché come tutti i palazzi non utilizzati, anche questo presenta situazioni di degrado”.
Tornerà ad essere un Palazzo dell’Arte? Avete già una destinazione?
“Non sarà un museo ma un centro culturale dove verranno certamente esposte opere, sia della nostra collezione ma anche di altri, però sarà aperto ad artisti e cittadini. A Palazzo Forti vogliamo creare un’offerta adeguata per i turisti che decideranno di pernottare a Verona. Inoltre, abbiamo lanciato come Cariverona un concorso di idee per capire come valorizzare al meglio il palazzo. Immaginiamo un percorso che comprenda Castel San Pietro, Palazzo del Capitanio, Palazzo Forti, la stessa ArtVerona in Fiera, piazza Bra e piazza Erbe.”
Abbiamo detto 3 milioni per Palazzo Forti. E per gli altri?
“Per Castel San Pietro, che comunque viene già utilizzato per alcuni eventi come la mostra sulla Divina Commedia, serviranno ancora 15 milioni in base anche all’allestimento che servirà per il museo”

“Marangona? Opportunità se saprà attrarre i giovani”

Palazzo del Capitanio?
“Nulla di definito. Dal punto di vista della fattibilità, Palazzo Forti è quello riattivabile in tempi più accessibili. Castel San Pietro sono 5 mila metri da allestire, al Capitanio sono 11 mila metri quadrati da allestire. E in entrambi i luoghi vanno ancora realizzati tutti gli impianti. Sono cifre importanti e in base alla liquidità i tempi si allungano o diventano più brevi. E non abbiamo solo Verona su cui investire”.
Presidente, veniamo a un altro tema caldo. In base alla sua esperienza nelle politiche per l’innovazione, per la ricerca su nuove fonti di energia, per lo sviluppo di start up, quale può essere il futuro di un’area come la Marangona nella quale si prevede anche un distretto per la ricerca e l’innovazione? Hanno un senso questi investimenti e se sì come dovrebbero essere impostati per diventare attrattivi? Ha una sua ragione di essere in base al mercato internazionale di oggi?
“Siamo passati dal mondo delle Pmi a un sistema economico globale nel quale le dimensioni delle aziende sono cambiate e la concorrenza pure. Una volta la ricerca e sviluppo avveniva tutta all’interno di queste aziende familiari, oggi non puoi reggere il confronto e non puoi avere tutte le funzioni all’interno della tua fabbrica. Ci sono aziende straniere che hanno le stesse dimensioni delle nostre ma investono dieci volte di più delle nostre in ricerca e sviluppo. Come fai a essere competitivo se non crei una integrazione, se non trovi sinergie? Sinergie che più volte la politica ha cercato di creare anche con le reti innovative regionali. Il problema che si riscontra sempre, al di là della cultura del campanilismo dei Comuni, è che non c’è una visione globale vantaggiosa. Un esempio: nella rete Clima ed energia che ho fondato c’era la paura di condividere le idee. Certo, è un rischio ma è anche un’opportunità. L’ha detto il Papa a Verona in Arena: il vero miracolo è che uno più uno fa tre. Tanti imprenditori invece non hanno ancora capito che il mondo viaggia con dimensioni e velocità impensabili per le nostre aziende se non si mettono insieme idee e strategie. E soprattutto se non sanno lavorare in sinergia con Università e centri di ricerca. Se non si crea integrazione sarà difficile per le nostre aziende guardare al futuro”.
Quindi tornando alla Marangona?
“Può essere una buona opportunità se servirà per essere attrattivi nei confronti dei giovani, con proposte di qualità, innovative, legate al futuro e alla ricerca green per la sostenibilità ambientale. E ci dovrà essere un polmone verde. Oggi continuiamo a formare tecnici di altissimo livello e li perdiamo perché vanno all’estero per lavorare perché qui non sono valorizzati né sufficientemente pagati in Italia. E perdiamo competenze e le nostre aziende sono senza tecnici. Tornare ad essere attrattivi per i giovani. Questa sarà la vera scommessa”.

Ambiente, sociale e formazione: le sfide

E in questo campo quali saranno le traiettorie da seguire secondo Cariverona?
“Abbiamo creato tre commissioni indipendenti tra loro, volute già dal presidente Mazzucco e dal direttore Manfredi, che stanno lavorando per individuare le linee principali su cui investire. La prima si occupa proprio di ambiente, energie rinnovabili, politiche per il riciclo. La seconda si occupa di studiare le linee di investimento per la formazione dei giovani e dei laureati. E come possono essere una risorsa i tanti immigrati che possono seguire una formazione tecnica. E così pure dobbiamo dare formazione e cultura all’interno del carcere per il recupero delle persone. la terza commissione segue il tema delle politiche sociali, per le categorie più deboli, i disabili, la lotta alle barriere architettoniche, gli anziani sempre più soli e che hanno necessità di servizi alla persona. Poche e chiare linee di investimento per essere efficaci sui nostri territori. Proprio per dare ascolto al territorio apriremo la nostra sede di via Forti ai giovani, allestendo nel piano mezzanino un luogo dove venire a studiare incontrarsi, aprire una start up, creare rete e incontri. Vogliamo essere una Fondazione attenta e aperta”.