“Ricordi di Parigi. Botteghe e Atelier di una volta” di Marin Montagut (2021, L’Ippocampo, traduzione dal francese di Annalisa Comes. Titolo originale: Le Paris Merveilleux. Échoppes et atelier d’antan)
Di lei Hemingway scrisse: “Se sei abbastanza fortunato da aver vissuto a Parigi da giovane, allora per il resto della tua vita, ovunque andrai, sarà lì con te, perché Parigi è una festa”. E Parigi non è solo questo. Parigi è come un amico riservato, Parigi ti fa compagnia.
E così non sei solo quando passeggi per il Marais o ti siedi in Place des Vosges. Perché Parigi è lì con te, con la sua aria di vetro e i suoi cartelli smaltati di verde e azzurro, le sedie in rattan intrecciate dei suoi mille bistrot, dove sedersi rigorosamente all’aperto anche in inverno, quando la luce è talmente netta che pare definire gli spazi e le geometrie.
Indirizzi inediti, laboratori autentici e misteriosi che si mostrano al lettore come lo svelamento di un segreto, di una confidenza ricevuta da una persona cara, tra fotografie di dettagli, descrizioni sussurrate e le inconfondibili illustrazioni di Montagut.
Da un laboratorio di pastelli in cui sono custodite tonalità come “viola crepuscolo” e “ombra bruciata”, alla passamaneria Verrier, dalla chincaglieria “à la Providence” che racchiude in sé “l’anima del Faubourg”, quella di ebanisti e falegnami, doratori e cesellatori, alla libreria Jousseaume in Galerie Vivienne, sarete divisi tra la sensazione di essere a Parigi e la convinzione che non vi sia mai mancata così tanto.
Giulia Tomelleri