“La parola d’ordine oggi è sostenibilità. L’unica possibile idea di futuro vede come pietra miliare il concetto di limite, disponibilità limitata, non riproducibilità di specifiche risorse, materiali e immateriali”. Non usa le mezze misure il professor Diego Begalli, ordinario di Economia ed Estimo rurale presso il Dipartimento di Economia aziendale dell’Università di Verona, per spiegare il suo concetto di visione della città “che pochi candidati e blocchi di formazione hanno chiari”. E per dare concretezza ai concetti espressi ha scelto di scendere in campo per “Verona pulita”. Il professore Begalli guida infatti la lista presentata da Michele Croce.
RIVOLUZIONE DI PARADIGMA. “E’ necessario spingere”, dice il professor Begalli,, “per affermare comportamenti individuali e collettivi orientati a prevenire l’esaurimento delle risorse che costituiscono i “giacimenti auriferi” della città. Verona Pulita propone una concezione dello spazio e del tempo che si trova agli antipodi rispetto a quella attuale e che vuole investire in scenari e ambienti di vita che ricostruiscano coesione sociale ed economica a fronte della devastazione di questi ultimi lustri. Si pensi, oltre che alla Fondazione Arena, alle botteghe tradizionali, l’artigianato, le agricolture di prossimità, la tipicizzazione di prodotti, attività ed eventi. Qui serve un radicale cambio di prospettiva, ma l’unico possibile perchè nel futuro di Verona ci sia la Verona del futuro”.
LA RICETTA. “In campagna elettorale”, sottolinea il professore, “si fanno molte promesse, ma come accade con in compiti in classe, almeno le basi bisogna averle. Noi una ricetta l’abbiamo. E’ originale, non abbiamo bisogno di copiare e soprattutto siamo certi della sua “bontà” ed efficacia. Perché? Perché sappiamo di cosa stiamo parlando, soprattutto quando l’argomento è il Marketing Territoriale. Sembra una banalità, ma alcuni candidati hanno parlato di ‘brand Verona’ e della sua promozione nel mondo. Qualcuno ha addirittura ipotizzato l’inclusione sotto il “marchio ombrello” Verona della destinazione “Garda”, non avendo evidentemente presente che la riconoscibilità internazionale di un marchio la decreta il mercato e non si decide a Palazzo Barbieri. Le mete turistiche del Veneto internazionalmente riconosciute sono Venezia, le Dolomiti, il Lago di Garda; è a questi marchi che bisogna fare riferimento. Manca l’Assessore alla Cultura- aggiunge-, quello al Turismo non ha fatto il suo dovere? Forse, ma fare Marketing Territoriale a Verona significa coordinare azioni collettive”.
PIANO DI RACCORDO. “Come mai”- sottolinea-”anche le cosiddette opposizioni hanno operato in modo miope e non si sono mai fatte carico di spingere verso la realizzazione di un sistema di programmazione territoriale in grado di concentrare idee e risorse, invece di disperdere energie in spesso inutili conflitti? La proposta di Verona Pulita segna una netta inversione di tendenza poiché contrappone la logica di marketing territoriale, che si applica ad un’area più ampia di quella strettamente urbana accumunata da fattori storici, economici, sociali ambientali e naturali, alla logica di marketing city applicata invece alla valorizzazione e allo sviluppo del più ristretto ambiente urbano. L’OSSATURA. I “giacimenti auriferi” della nostra città -insiste- risiedono nella cosiddetta area ampia (bioregione urbana) poiché, anche secondo un recente studio condotto dalla nostra Università in quattro paesi esteri di rilievo per il turismo veronese (Regno Unito, Germania, Russia e Cina), sono riconducibili ai seguenti valori fondanti: Arena, Romeo e Giulietta, Monumenti, Prodotti enogastronomici tradizionali, Paesaggio periurbano e rurale, Atmosfera, Popolazione. Ma tali giacimenti necessitano di essere supportati dai fattori che definiscono l’ossatura del territorio, essenzialmente raggruppabili in Fattori strutturali , funzionali, territoriali, economici, demografici e culturali. Occorre però la consapevolezza di possederli.
LA STRATEGIA. E’ necessaria una duplice strategia di marketing territoriale: quella del marketing interno volta a sostenere lo sviluppo delle attività economiche presenti nell’area e quella del marketing esterno rivolta al mercato dei turisti, degli investitori e di chi viene a Verona per lavoro. Verona Pulita- spiega- parte dal Parco Agricolo e dal paradigma della Bioregione Urbana. Ciò fa emergere la necessità di aver chiaro, prima di tutto, chi siano gli interlocutori interni ed esterni ai quali rivolgersi e sui quali indirizzare le politiche promozionali. In secondo luogo bisognerebbe aver chiaro come coordinare gli enti locali e mettere a sistema le opportunità che il territorio, nella sua unicità, può offrire. Ma sul modo di approcciare gli investimenti- conclude- anche le grandi opere di Verona, regnano l’improvvisazione e l’incoerenza. Facciamo alcuni esempi di confusione strategica: Adigeo e grandi centri commerciali vs botteghe e artigianato; investimenti infrastrutturali vs tutela del paesaggio; piano mobilità vs qualità ambientale; ma l’elenco potrebbe essere davvero molto più lungo, uno per tutti: l’assenza di Verona nella rete nazionale delle Città del Vino”.