Quando crollano le certezze e l’essere umano si ritrova a dover attraversare la selva oscura. Quando tutto sembra perduto ma è possibile ritrovare le coordinate d’origine e rinascere. Da qui parte la riflessione di Simone Cristicchi in “Paradiso: dalle tenebre alla luce dalla Divina Commedia di Dante Alighieri”, scritto in collaborazione con Manfredi Rutelli, in scena al Teatro Ristori mercoledì 10 aprile alle 20:30. Non la classica lectura dantis o interpretazione dei versi del Sommo Poeta ma un percorso nell’Eden, simbolo di ricerca della felicità, che ha unito popolazioni ed epoche in un costante desiderio di infinito. Cristicchi sale sul palco con un’opera teatrale per voce e musica sinfonica, un “musical” – così viene definita dal cantautore romano – che narra di un viaggio iniziatico verso la riconversione con la parte più profonda dell’essere.
Se da un lato l’attraversata è svolta in prima persona, arricchita di dettagli intimi e domande esistenziali, lo spettacolo di Cristicchi raccoglie le emozioni di un’intera umanità. L’opera, infatti, riprende i sentimenti che gli uomini e le donne di tutto il mondo hanno dovuto fronteggiare durante la pandemia, dal bisogno di indagare la
propria interiorità alla sensazione di trovarsi in un cammino nel quale tutto ciò che è rimasto indietro non ha più validità, e tutto ciò che è davanti è sconosciuto. E come tutti i viaggi iniziatici, anche quello intrapreso da Cristicchi prevede una metamorfosi: l’uomo, partendo dall’oscurità e dall’accettazione delle sue ombre, trova all’inferno barlumi di Paradiso e si eleva verso una luce che è metafora dell’evoluzione e della scoperta di sé stesso.
A fare da guida è la poesia, che permette di trasformare la materia in puro spirito grazie a un alternarsi di racconti e canzoni. La parola, accompagnata dalle musiche scritte da Valter Silviotti, conduce l’uomo alla conoscenza del Paradiso che, secondo Cristicchi, è indissolubilmente legato alla triplice cura: di noi stessi, dell’altro e della casa che ci ospita.