La preghiera del Papa, a mezzogiorno di oggi. “Padre nostro, che sei nei cieli…”. Ha riunito tutto il mondo, papa Francesco, con la forza del suo esempio, la semplicità delle parole. “Preghiamo per tutti queli che soffrono, per chi non ce l’ha fatta, per le famiglie che non possono nemmeno salutare i loro cari…”
E il pensiero per chi è in prima linea, al fronte. “Preghiamo per i medici, gli infermieri, i volontari, per tutti coloro che ci aiutano a sperare, che ci fanno credere che possa finire. Signore, stendi la tua mano su di loro e su di noi”.
Tutto il mondo ha pregato, richiamato dalla forza di papa Francesco, che sa essere dolce e forte al tempo stesso. Come quando, l’altro giorno, ha spinto i credenti a pregare, “…quasi…minacciando il Signore, per fargli capire che abbiamo veramente bisogno di lui”.
Intanto, i giorni passano, uno sull’altro, aggrappati a una speranza, che segue il filo della curva. La curva dei contagi, numeri che ci inducono lentamente a qualche tiepida speranza. “E’ troppo presto, serviranno altri giorni e altre prove” dicono gli esperti. “Servirà soprattutto vedere che la curva ha davvero svoltato all’ingiù. Per ora, siamo ancora col fiato sospeso, perchè questo virus ha già dimostrato di sfuggire a qualsiasi classificazione”.
Ogni giorno, l’attesa è più lunga e difficile. La Lombardia che non ne esce, Bergamo e Brescia sempre nel dramma, il Sud “polveriera”, mille incognite ancora da svelare.
E in Europa non va meglio. La Spagna è un vulcano in eruzione, con numeri che fanno paura e rischiano di dilaniare un paese. La Francia, l’Inghilterra, la Germania, alla ricerca di soluzioni che non trovano. Come gli Stati Uniti, dove Trump ostenta certezze che non ha e non può avere, mentre vacilla il modello americano. L’unica certezza è proprio quella di papa Francesco.
Raffaele Tomelleri