Non se la passa tanto bene il monumento dedicato a Paolo Caliari, detto il Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 19 aprile 1588), grande pittore del Rinascimento e, in particolare, del Cinquecento veneziano. Formatosi nella città natale (“botteghe” di Antonio Badile e di Giovanni Francesco Caroto) ed influenzato stilisticamente da Michele Sanmicheli, intorno al 1553 si stabilì a Venezia realizzando grandi ed apprezzate dipinti a sfondo religioso e mitologico oltre che efficaci ritratti. Morì per l’aggravarsi d’una polmonite e venne inumato nella chiesa di San Sebastiano, a Venezia, vicino all’organo ed al cospetto del ciclo pittorico di cui fu autore. Del suo illustre artista Verona conserva la Pala Bevilacqua Lazise ed una Deposizione di Cristo (ambedue a Castelvecchio), la Pala del Martirio di San Giorgio (nella chiesa di San Giorgio in Braida) e la Pala Marogna (nella chiesa di San Paolo, dalla denominazione corretta chiesa della Conversione di San Paolo, nota anche come chiesa di San Paolo in Campo Marzio, nella zona dove appunto nacque Caliari).
Collocati nei giardini della Giarina nel 1910 dall’originale ubicazione davanti alla basilica di Sant’Anastasia (e qui inaugurata il 3 giugno 1888, invece del 19 aprile, trecentesimo anniversario della scomparsa), la scultura che ritrae l’artista e, soprattutto, il corposo basamento in marmo a gradini su cui poggia, mostrano palesemente la patina grigiastra causata dall’inquinamento (l’opera si trova alla con-fluenza di due trafficate arterie cittadine, Interrato dell’Acqua Morta e lungadige Re Teodorico), dagli agenti atmosferici e da mancanti azioni di ripulitura periodica. L’incuria è avvertita soprattutto dai tanti turisti che vi si fermano davanti mentre i veronesi guardano e… proseguono oltre con rassegnata abitudine se non sterile disinteresse. La realtà oggettiva è purtroppo ben diversa da foto del monumento tirato a… lucido rintracciabili in Internet. Il nucleo celebrativo di Paolo Caliari è basato su un bozzetto di Torquato Della Torre elaborato ancora nel 1833, ripreso nel 1887 e trasformato in marmo dallo scultore Romeo Cristani (Verona, 21 maggio 1855 – Verona, 11 gennaio 1920). La statua raffigura il Veronese in abiti rinascimentali, con il pennello nella mano destra e la tavolozza in quella sinistra. Sotto appare incisa la dedica: A / Paolo Veronese. Nel-la parte inferiore figurano pure le scritte Eretto 3 giugno 1888 e (parzialmente illeggibili) T. Della Torre inventò 1833 / R. Cristani modellò e scolpì 1888.
Claudio Beccalossi