Quante volte l’abbiamo vista, questa foto? Quante volte la vedremo ancora? Una foto senza tempo, il poster di un’ora senza fine. La gioia semplice di uno straordinario campione. Le braccia al cielo, l’urlo, mai una maglia levata, un gesto fuori posto. Lui, il campione dell’attimo fuggente, il cannoniere della porta accanto.
Un anno fa se ne andava Pablito e non c’è mai stato bisogno di aggiungere qualcosa, nè di specificare chi fosse. Un anno fa se n’è andato “giocando d’anticipo”, come in fondo ha sempre fatto nella sua bellissima carriera.
“Non ci aveva detto niente” ricordano oggi i suoi compagni, i campioni del mondo, ancora uniti, come lu, da una chat infinita. “Se n’è andato senza avvertirci” ha ricordato Cabrini. “Ma lui era fatto così”.
Era fatto così, Paolorossi, il nome incollato al cognome, come lo ricorderanno sempre in Brasile. “Ci ha fatto piangere” dicono sempre i tifosi carioca. Ma un anno fa ha fatto piangere tutti, scappando via un attimo prima, un guizzo dei suoi, quelli che lo rendevano unico. Inafferrabile.
Un anno dopo, il mondo è pieno di foto, maglie, ricordi, pensieri. Stasera lo ricorderà la Fifa, con una grande cerimonia, il modo migliore per cancellare la gaffe dei francesi che l’avevano dimenticato alla cerimonia del Pallone d’Oro. Stasera il mondo del calcio ne avvertirà la presenza, così discreta, umile, sempre sorridente. “Ci ha insegnato a sorridere sempre” dicono i suoi compagni. “Perchè lui era bravo in campo, ma fuori lo era ancora di più”. Stasera lui guarderà dall’alto, lui e il “vecio”, Bearzot. Lui avrà gli occhi sorridenti di sempre. Il “vecio” avrà, come sempre, la pipa. Senza parole.