No al razzismo. Sono i giorni della riflessione. I giorni in cui basta riannodare il nastro e rileggere la storia. Una delle tante, come questa. L’amicizia tra Jesse Owens e Ludwig Long. Un campione di colore, l’uomo che “sconfisse” Hitler alle Olimpiadi del ‘36 e il suo rivale. Un tedesco, Long. Ludwig Long nasce il 27 aprile 1913 a Lipsia, in una famiglia fatta di illustri accademici. Anche lui proseguì la brillante tradizione di famiglia, ma non rinunciò alla passione sportiva per il salto in lungo.
IL DUELLO. il 4 agosto 1936 scoccò l’ora del salto in lungo, il duello tra i favoriti. Jesse Owens rischiò una clamorosa eliminazione a causa dei primi due salti nulli. Allora, proprio Long, il suo rivale, lo avvicinò per dargli un consiglio che cambiò la storia. Long disse a Owens: “Parti più indietro”. Owens lo ascoltò e centrò la finale, prevista per il pomeriggio. Fu uno spettacolo. Long avanti co 7.87, poi Owens che si allunga fino a 7.94, quindi abdò oltre la barriera dehli 8 metri, prima volta al mondo: 8.06.
L’AMICIZIA.Tra i due, la rivalità divenne amicizia. Proprio là, proprio in quei giorni. Un messaggio che vale ancora di più, ai giorni nostri. Un’amicizia che non piaceva certo a Hitler, ma che Long e Owens difesero coraggiosamente. Long fu richiamato alle armi, più tardi. Combattè anche in Italia, morì per le ferite riportare ele sue spoglie riposano nel cimitero militare di Motta Sant’Anastasia.
LA LETTERA. Poco prima di morire, quasi avvertisse la fine, Long scrisse all’amico Jesse una lettera. «Dove mi trovo sembra che non sia altro che sabbia e sangue. Io non ho paura per me, ma per mia moglie e il mio bambino, che non ha mai realmente conosciuto suo padre. Il mio cuore mi dice che questa potrebbe essere l’ultima lettera che ti scrivo. Se così dovesse essere ti chiedo questo: quando la guerra sarà finita vai in Germania a trovare mio figlio e raccontagli anche che neppure la guerra è riuscita a rompere la nostra amicizia. Tuo fratello Luz».
Anni più tardi, Jesse Owens prese l’aereo, si recò in Germania, per ritrovare la famiglia di Long. La ritrovò. E partecipò al matrimonio del figlio di Long. “Sono qui per tuo padre. Devi essere fiero di lui”, gli disse. Gli raccontò le loro storia, le Olimpiadi, la gara, la rivalità, il rispetto. Gli parlò di valori. Di un’amicizia che non finirà mai…
Raffaele Tomelleri