Osteria al Due: tavoli fuori dal tempo Solo sei tavoli e un mare di simpatia assieme a Michele Bellamoli, Elisa e Francesca

Orgogliosamente fuori dal tempo. Si passa stretti in mezzo alle case per raggiungere Poiano. O meglio, l’Osteria al Due: sei tavoli, le pareti piene di foto, diplomi e scritte. Un’unica stanza con le classiche sembianze del bar di una volta, esattamente dal 1935: “Per merito della signora Rina, che l’ha gestita fino al 2012, e poi sono subentrato io. Lì c’è ancora il telefono col numero fisso, ma se chiami mi sa che ti risponde qualcun altro”. Ad accoglierci Michele Bellamoli, istrionico gestore, che ne sta portando avanti la storia assieme alle fidate aiutanti Elisa e Francesca. Per un locale sui generis, aperto d’inverno e sorprendentemente chiuso tutta estate: “Eh sì, d’estate mi sposto in Sardegna, ma non in ferie: faccio il personal chef a una facoltosa famiglia di russi, nell’ex villa di una contessa. Là è un vero lavoro, qui più un divertimento”.
Anche senza conoscervi, si percepisce da subito lo spirito goliardico…
Ma sì, viste le dimensioni, la gente ha capito che ci vuole tempo e pazienza per prenotare: una volta che vengono qui si fidano di me, difatti alla sera abbiamo un unico menù di degustazione. E poi ogni anno creiamo delle magliette celebrative, con la miglior frase pronunciata qui in osteria.
Quella di quest’anno quale sarà?
Dobbiamo ancora sceglierla (sventolando un plico di fogli). L’ultima fatta, prima del covid, diceva “Non podarea mia ma…”, che riprende una barzelletta del gruppo comico Kakafocu, registrata proprio qui dentro e visibile su YouTube.
Domanda doverosa, come mai questo nome?
Al Due perché nel ’35 il litro vino costava 2 centesimi di lire. E io ci ho aggiunto che saremo sempre al due, perchè il numero uno le dentro, ossia tutte le persone che vengono a trovarci.
La cucina cosa propone?
Piatti della tradizione veronese a km zero, seguendo la stagione. E un bel po di selvaggina, cervo, cinghiale, stracotto di lepre. Pasta ripiena, fino a poco fa con le castagne, e adesso con vari sughi: anatra, coniglio, carciofi. Anche i gnocchi di malga con la fioretta, mi piace cambiare spesso.
E tutte queste foto appese?
Raccontano la storia del paese.
Qui ad esempio c’è Albino Turri, nato nel 1899, uno dei pionieri del paracadutismo e inventore dell’omonimo paracadute, che si lanciava dal campanile della chiesa di Poiano.

LA RICETTA. “Gnochi de malga con fioretta”

Come li fai?
“ lo chiamo gnocco di montagna, è una variante: per ricostruire la fioretta usiamo panna fresca e ricotta, mescolate con uova, qualche mestolo d’acqua e farina.
E poi?
Vengono “sbatui” e lasciati riposare un paio d’ore. Poi prendiamo la quantità con un cucchiaio, cotti e conditi con burro fuso chiarificato, ricotta e grana.
Vino?
Valpolicella della zona, Tenuta il Canovino o Lavagnoli.
Prezzi?
Dai 25 ai 40€.

Fabio Ridolfi