Nell’immaginario comune, sicuramente in Italia, l’espressione Grande Fratello è connotata immediatamente dal rimando a uno dei più longevi e noti reality show televisivi. Come non sempre accade, il riferimento originario è quasi altrettanto noto, per quanto, forse, non precisamente conosciuto. La fortunata espressione – troppo fortunata, probabilmente, per essere un parto degli sceneggiatori di uno show di non elevata caratura intellettuale – è infatti dovuta alla mente di George Orwell. Orwell, autore, tra le altre cose, di due libri strettamente legati a livello tematico quali La fattoria degli animali e 1984 – opera in cui appare l’espressione Big Brother – è personalità sufficientemente diffusa nel bagaglio culturale comune da essere spesso oggetto di giudizi o usi non del tutto consoni a quello che fu il suo reale intento. In modo differente, entrambi i libri citati propongono situazioni distopiche in cui vengono descritte società connotate da regimi o rapporti di potere che servono a Orwell per attuare congiuntamente una decisa critica a possibili sviluppi politici, e un monito rispetto a situazioni già esistenti. Tuttavia, le due opere assumono punti di vista differenti, e talvolta fraintesi. La fattoria degli animali viene infatti solitamente descritto, in ambito occidentale e liberale, come una critica al comunismo; 1984, per parte sua, viene correttamente indicato come un’allegoria di una società autoritaria in cui il totalitarismo viene portato alle estreme conseguenze, e ogni azione viene controllata e direzionata, appunto, dal Grande Fratello. La critica al totalitarismo e, si può dire, l’invito alla ribellione – dato che la ribellione è presente in entrambi i libri, sebbene sia frustrata nel primo – accomunano le due opere. Ma è interessante notare che una lettura della Fattoria degli animali come opera genericamente indirizzata a una critica feroce del comunismo, senza ulteriori specificazioni, è un’operazione fallace. La Fattoria degli animali non è un’opera contro un’ideologia, ma contro una precisa attuazione storica di tale ideologia che, come appare a uno sguardo storico-critico, la distorce. Il libro attua una parodia della rivoluzione russa e della sua distorsione, ossia dell’uso improprio di un’ideale di uguaglianza inizialmente stabilito come normativo e piegato dalla cupola di personalità corrotte e oppressive per mantenere il controllo sulla popolazione. Il bersaglio di Orwell è lo stalinismo, una dittatura che procede oltre l’ideologia comunista tradendone assunti fondamentali – tra tutti, l’internazionalismo e la redistribuzione della ricchezza, che viene invece accentrata sotto la parvenza del controllo statale. Se di Orwell si intende fare uso – come è stato fatto, in particolare, da alcuni ambienti dell’opinione pubblica nel corso della pandemia –, si dovrebbe essere coscienti del messaggio effettivo che egli intese portare.
EffeEmme