Pioveva tantissimo a Brescia quella mattina del 28 maggio 1974. Faceva freddo, ma nonostante il clima, centinaia di persone si avviavano verso Piazza della Loggia. Manifestavano il loro sdegno verso gli attentati di estrema destra che scuotevano di continuo il paese, oltre che la stessa città di Brescia. Franco Castrezzati, sindacalista della Fim CISL bresciana, alle 10 del mattino era già sul piccolo palco allestito nella piazza a fare il suo comizio dichiaratamente antifascista.
Sotto di lui, circa 1200 persone tra insegnanti, operai e comuni cittadini. Avevano tutti aderito allo sciopero cittadino di 4 ore indetto dalla CGl, CISL e UIL per protestare contro le continue malefatte dei gruppi fascisti e neonazisti.
Alle 10:12 però, una bomba piazzata in un cestino portarifiuti in ferro agganciato alla colonnina del porticato, esplode, avvolgendo la piazza in una nube acre di fumo azzurro, togliendo la vita a 8 persone e ferendone gravemente 102.
Sono passati 47 anni dalla strage di Piazza della Loggia, ma ancora oggi i punti oscuri su questo attentato sono troppi.
Ci sono cose di questa triste storia che sono certe, come i nomi e i cognomi delle vittime che quel giorno hanno perso la vita.
Dopo 43 anni di indagini confuse e lentissime, per i giudici l’attentato fu di matrice ordinovista e fu ispirato da Carlo Maria Maggi, medico veneziano, allora ispettore dell’organizzazione neofascista condannato insieme a Maurizio Tramonte, ex “FonteTritone” dei servizi segreti. Ma non solo: Ermanno Buzzi e Angelo Papa vengono anch’essi condannati.
Ma rimangono troppi dubbi: e le prove per tracciare un quadro nitido della situazione sono andate perdute per sempre
Vanessa Righetti
Una strage “diversa” da tutte le altre
L’attentato di Piazza della Loggia, se vogliamo, ha sì la classica matrice neo-nazista e fascista che ha
caratterizzato tutte le stragi che hanno macchiato l’Italia negli anni della “strategia della tensione”, ma ha un
intento diverso.
Quello di Brescia è sicuramente il più “politico”. Il bersaglio non è una stazione o una banca; luoghi dove poter colpire persone assolutamente casuali, a prescindere dalla loro estrazione sociale o ideologia politica. L’attentato di Brescia è stato messo in pratica col preciso scopo di colpire una manifestazione dichiaratamente antifascista. Arrivare dritti a loro: cittadini che facevano resistenza contro un clima di terrore imposto dall’imperante ideologia neofascista. Il messaggio lanciato mettendo quella bomba quindi è molto più esplicito che per altri attentati dello stesso periodo storico.
Se si pensa poi che, proprio dietro quelle stragi non c’erano solo gruppetti di ragazzini esaltati e fanatici di un regime morto ma un disegno ben più ampio, in cui poi verranno coinvolti Stato e servizi segreti, il tutto assume trame molto più macabre e oscure.
V. Rig.