Verso il 3500 a.C., la terra dell’Egitto si era inaridita a tal punto che i popoli nomadi che vi abitavano in precedenza furono costretti a stabilirsi sulle rive del fiume Nilo. Si creò così una stretta dipendenza tra la sopravvivenza delle persone e la fertilità del fiume, che con le sue inondazioni rendeva i campi coltivabili. La stagionalità e gli elementi del paesaggio divennero un fattore fondamentale nella stabilità della civiltà egizia che si andava formando, generando una forte necessità di organizzazione. La vita umana si doveva inserire nel delicato equilibrio dei cicli naturali, definendo nel modo più preciso possibile i momenti opportuni per le varie fasi della coltivazione e delle altre attività. Per questo si formò presto un solido sistema burocratico e una struttura piramidale della società, con al vertice il faraone.
Non a caso una delle divinità più celebri del pantheon egizio è proprio Osiride, che incarna la figura di un governante saggio che per primo insegnò alla popolazione come sfruttare al meglio le piene del Nilo e garantirsi un buon raccolto, ma anche come venerare gli dei e garantire la crescita delle città. Questa tendenza all’ordine della civiltà si oppone al caos impersonato dal fratello di Osiride, Seth. Dio del deserto, dei nomadi, della natura selvaggia, egli era anche il protettore dei faraoni morti e l’unica divinità immune al sonno. Geloso del grande culto offerto dagli egizi a Osiride che garantiva la fertilità, volle vendicarsi: il fratricidio che spesso sta alla base dei miti fondativi – Caino e Abele, Romolo e Remo etc – si concretizza anche qui. Seth diede un banchetto, cui erano invitati tutti gli dei, e mostrò uno splendido sarcofago che sarebbe stato offerto a chi fosse capace di entrarvi. Ognuno si cimentò, ma solo Osiride riuscì a prendervi posto. Il fratello allora sigillò il sarcofago con il piombo fuso e lo gettò nel Nilo, uccidendo il dio dei raccolti. Tuttavia Iside, moglie di Osiride e sorella di Seth, recuperò il corpo e lo nascose; allora Seth, non contento, lo rintracciò a sua volta e lo tagliò in quattordici parti che sparse per l’Egitto.
Il mito racconta però che Iside ancora una volta cercò tutti i pezzi e ricompose il cadavere; e unendosi allo sposo generò Horus, il cui destino fu di combattere per anni contro lo zio Seth finché riuscì a sconfiggerlo e riportare l’ordine nel cosmo. Anche Seth fu però largamente adorato dagli egizi: la vicenda racconta infatti anche della coesistenza tra ordine e caos, l’uno che garantisce la coltivazione e la prosperità, l’altro che esprime la forza creatrice che nasce dall’instabilità. Per questo la statua del faraone Ramsete III, conservata al museo del Cairo e risalente al XII secolo a.C., presenta sia Horus che Seth a fianco del sovrano, in quanto entrambi portano protezione al suo regno.
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