Ordine del giorno, Var ed eventuali. Siamo alle solite e non era neppure così difficile immaginarlo. Arbitri, allora, che facciamo? Questa Var, la vogliamo utilizzare oppure no? Ogni volta la stessa storia. L’ultima, clamorosa, quella di Atalanta-Lazio, col Gasperini furioso e due rigori contro, quantomeno, da rivedere. “Non c’erano” ha detto rabbioso Gasperini, accusando Immobile di essersi buttato. “Erano netti” ha replicato Inzaghi. Fin qua, tutto normale, ognuno l’acqua, la tira al suo mulino, mica solo da oggi.
Il punto è un altro. La Var, appunto. E qui non entriamo in nessun campo: né, nella querelle Gaspi&Inzaghi, né le decisioni di Rocchi, che passa, guarda un po’, per essere il miglior arbitro italiano. Il rebus è un altro, facciamo un passo indietro. La domanda è: ma perché, se hai la Var a disposizione, non vai a rivederti l’azione? Ma perché, anche se ti chiami Rocchi, al 92’ di una partita infuocata, non ti prendi il tuo bel minuto e te ne vai a rivedere le cose? Perché, diciamolo, la cosa che più dà fastidio, da quando esiste la Var, è che gli arbitri la utilizzano a spot. Chi troppo e chi niente. Chi sempre e chi mai.
E questo, fateci caso, riporta un po’ ai bei tempi andati. Quando l’arbitro decideva esattamente da solo. Quando esisteva (sempre esistita, via…) la sudditanza arbitrale. Quando era più facile fischiare per la Juve, l’Inter, il Milan, il Napoli, la Roma (mettiamole dentro tutte, altrimenti qualcuno si arrabbia…) e molto più difficile per il Verona e per il Chievo. Sì, insomma, ai tempi della Var, questo non dovrebbe più accadere e, anche questo va detto, tante volte non accade. Domenica sera, ad esempio, il signor Pasqua, arbitro di Milan-Lecce, se n’è andato a vedere la Var dopo un minuto dal fattaccio e ha fischiato il giusto rigore al Lecce.
Questo dovrebbero sempre fare gli arbitri, soprattutto su azioni dubbie. Altrimenti, che cosa succede? Succede che prevale, sempre e comunque, la discrezionalità tua, esattamente come una volta. Succede che tu, arbitro, pieghi la Var al tuo servizio. Ma succede, soprattutto, che ogni domenica sia avvelenata da decisioni al limite. O anche di là. E qui non vale dire che che “gli arbitri sono uomini e possono sbagliare”, che l’errore fa parte del gioco, eccetera eccetera… Certo, possono sbagliare ancora, per carità. Ma almeno sbaglia (può accadere anche questo, in certi casi…) dopo aver guardato la Var. Se non ci vai, nonostante i dubbi, nonostante le polemiche, allora sei doppiamente colpevole. Affidarsi alla Var non è (sempre) segno di debolezza, tutt’altro. E’ segno di umiltà. Di intelligenza. Di equilibrio. Le qualità che distinguono gli arbitri con la A maiuscola.
Raffaele Tomelleri