Gli ordinativi sono in calo da inizio anno, eppure la manifattura è in cerca di 37mila nuove figure da assumere nell’ambito della produzione per il prossimo semestre.
È quanto emerge dall’indagine congiunturale promossa dal Centro Studi di Confimi Industria, che ha intervistato un campione rappresentativo di aziende associate. Una fotografia che trova riscontro nel territorio scaligero. Il 43% del campione veronese afferma che gli ordinativi nel primo semestre 2024 sono diminuiti o fortemente in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per il 36% è stato stabile, mentre solo per il 21% si è verificato un aumento significativo.
Ordinativi in calo, ma ci sono nuove opportunità di lavoro
Il presidente di Confimi Apindustria Verona, Claudio Cioetto, evidenzia: “Nel prossimo autunno la sfida per molte imprese, in un quadro economico estremamente difficile, sarà assumere figure specializzate. Oggi viviamo in una sorta di clima di attendismo e si ripone qualche speranza nell’autunno”.
Analizzando il campione delle aziende associate a Confimi Apindustria Verona, nella seconda parte dell’anno c’è una previsione leggermente più ottimistica rispetto ai dati registrati all’inizio del 2024, con la percentuale di chi stima un aumento degli ordinativi che sale al 29%, mentre sarà stabile per il 34% e diminuirà per il 38%.
Secondo Cioetto “dovrebbe far riflettere le istituzioni, a tutti i livelli, che nonostante l’attesa e l’attenzione mediatica verso il Piano Transizione 5.0, le imprese abbiano in programma investimenti esigui per la seconda parte dell’anno, anche a causa del continuo rinvio del taglio dei tassi”. Infatti, dal campione veronese emerge che solo il 27% incrementerà gli investimenti, a fronte del 40% che prevede una diminuzione e per il 33% la spesa rimarrà stabile.
A livello nazionale, oltre il 30% delle Pmi ha lamentato una riduzione fino al 10% delle commesse rispetto allo scorso anno, ma nonostante la forte contrazione registrata da gennaio ad oggi le imprese italiane sono alla ricerca di nuovo personale: oltre 27mila le figure specializzate, alle quali si aggiungono 10.260 figure non specializzate. C’è poi il rovescio della medaglia e riguarda le previsioni dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali, anche se solo il 14% degli intervistati dichiara che potrebbe farne ricorso per circa il 10% della propria forza lavoro.
I problemi da affrontare
Alla domanda su quali siano le principali problematiche con cui devono confrontarsi, le aziende individuano due voci su tre relative proprio al personale. Per il 60% il principale ostacolo è trovare collaboratori, per il 40% un’altra criticità riguarda il costo del personale, dovuto a tasse e oneri contributivi giudicati eccessivi. Sul gradino più basso del podio, secondo il 32,6% del campione, c’è l’eccessivo carico burocratico che riguarda per lo più dichiarazioni, questionari, contrattualistica B2B.
“Un altro dato da non sottovalutare riguarda i mercati – conclude Cioetto –. La manifattura italiana ha ancora come primo mercato il territorio nazionale, mentre come secondo si afferma l’Europa, entrambi però hanno il freno a mano tirato. Un sollievo per le imprese è rappresentato da USA e Canada che sono tornati ad essere il terzo mercato di riferimento per le Pmi del manifatturiero”.