“Il mister aveva un’abitudine” dice capitan Tricella. “Uno dei primi giorni di ritiro, ci radunava in una stanza e lì, ci dava la sua formazione. Diceva, questi, per me, sono i titolari. 1 Garella, 2 Ferroni, 3 Marangon… Poi, però, aggiungeva: “…se gli altri meriteranno di giocare, troveranno spazio”. E finiva sempre così, perchè poi, allora, oltre ai titolari, non c’erano 15 giocatori, ce n’erano al massimo tre o quattro, più qualche ragazzo della Primavera”.
E infatti, succedeva sempre che Luciano Bruni, ad esempio, giocasse almeno 25 partite a stagione. “Luciano era uno che sarebbe stato titolare in tutte le squadre…Uno che poteva giocare in tanti ruoli, era umile, forte. Uno di quelli che piaceva al mister per quello”.
E poi, c’era lo spirito giusto, “quello che ti faceva giocare anche se avevi dolori di qua e di là” osserva Volpati. “Ti facevi un’iniezione, prendevi il Voltaren, andavi in campo anche se eri zoppo, perchè quello ti chiedeva la squadra, perchè quello serviva al gruppo”. E giocavi anche in ruoli che non erano i tuoi, come quella volta a Milano. “Mancavi proprio tu” dice a Tricella. “E il mister mi dice, Fai il libero, domenica. Giocavamo a Milano, col Milan di Hateley. Mi ricordo che il mister disse a Garella di uscire molto, di andarsele a prendere lui, quasi da secondo stopper”.
Quanto a Volpati, fece il suo, come sempre. Che lo mettessero mediano, centromediano, mezzala, terzino, libero, lui rispondeva sempre presente. “Mi ricordo – ride – che il giorno dopo Gianni Mura scrisse: “Ho visto più palle in tribuna che in un film a luci rosse”. Io il libero lo feci così, non ero mica Tricella…”.
Il successo del gruppo. E di un allenatore “…che ti metteva sempre a tuo agio” osserva Piero Fanna. “Il mister era molto avanti, anche come preparazione atletica. Pochi infortuni, poche flessioni di rendimento. E poi, ti faceva sentire la fiducia, ti faceva dare anche di più di quello che avevi. Per me è stato fondamentale. Ho avuto anche il Trap, ma era diverso. Con Bagnoli ho vissuto gli anni migliori. E non penso di essere stato l’unico…”