Ora si dovrebbero vendere 143 auto elettriche al giorno a causa dello stop UE a motori diesel e benzina nel 2035 Il parco nel Veronese è di oltre 620 mila veicoli da rinnovare. Tra le incognite, gli alti costi, rottamazione, logistica e camion

Il Parlamento europeo ha dato il via libera definitivo al testo che vieta la vendita di veicoli con motore a combustione dal 2035: da allora in poi, solo auto elettriche. E visto il grave ritardo dell’Italia in questo campo, anche Agsm corre ai ripari preparandosi a installare entro breve 200 colonnine per la ricarica veloce dei mezzi alimentati a batterie. Apprezzabile, ma sarà una goccia nel mare di una rivoluzione di mercato che farà, secondo molte categorie economiche, danni enormi a un settore strategico per il nostro Paese. E infatti si sono scatenate le reazioni contrarie e le proteste nei confronti della decisione dell’Unione europea, sulla cui realizzabilità ci sono veramente molti dubbi. Pensiamo solo che a Verona e provincia sono in circolazione poco più di 2 mila auto elettriche (full electric, no ibride o plug in perché non devono avere il motore endotermico) su un parco mezzi di 624 mila veicoli, siano essi auto, camion e autobus. Significa che vanno rinnovati, solo nel Veronese, 622 mila mezzi in 12 anni. Facendo due conti, significa che per farsi trovare pronti con un parco veicoli elettrico nel 2035 si dovrebbero vendere a partire da oggi 143 auto elettriche. Se oggi si riesce a vendere qualche unità al giorno è già tanto. Gli alti costi, le difficoltà di avere a disposizione stazioni di ricarica, l’autonomia chilometrica ancora ridotta (l’auto elettrica è vista come una city car ma è improponibile per un agente di commercio) sono tra i motivi che maggiormente frenano l’acquisto di questo tipo di vetture nonostante la grande spinta commerciale. E uno studio pubblicato nel Regno Unito dimostra che anche il costo delle riparazioni di un’auto elettrica in caso di incidente è più alto rispetto a quello di un’auto a combustione. E ciò comporta un premio assicurativo più elevato. Che siano poi così green è ancora elemento di discussione, tanto che gli ambientalisti a livello europeo cominciano a contestarle. E poi dove andranno a finire tutte le auto alimentate a benzina e a gasolio che verranno consegnate ai concessionari per acquistare l’auto elettrica? In una città come la nostra poi, sede del Quadrante Europa, uno dei più importanti centri logistici europei, punto di riferimento per centinaia se non migliaia di camion al giorno che viaggiano tutti a gasolio, cosa accadrà con la rivoluzione elettrica richiesta anche ai mezzi pesanti? Secondo le stime di Acea, l’associazione europea dei costruttori di automobili, una riduzione delle emissioni del 45% entro il 2030 significa che dovrebbero arrivare in strada più di 400.000 camion a emissioni zero e almeno 100.000 nuovi camion a emissioni zero immatricolati ogni anno. Ciò richiederebbe l’utilizzo di oltre 50.000 caricabatterie accessibili al pubblico adatti ai camion in soli sette anni, di cui circa 35.000 ad alte prestazioni. Richiederebbe inoltre circa 700 stazioni di rifornimento di idrogeno. Cominciare domani, sarebbe già tardi. (mb)