“Mai più come prima”
“Orzinuovi è sempre dentro di me. Non ho sottomano i dati ufficiali, ma i beni informati mi hanno detto che in paese ci sono stati già 90 morti quando di solito ce ne sono un centinaio in tutto l’anno. Mi hanno parlato di 13 funerali in un giorno solo. Ho perso tanti amici in questi giorni, gente che ha fatto parte della mia vita in modo importante. Il calcio deve passare in secondo piano. In questo momento non si può e non si deve parlare di partite o quant’altro. Come fai a pensare al calcio? Come potremmo passare in pochi giorni dai camion militari che trasportano bare, da un momento di dolore così grande, alla gioia e agli abbracci di uno stadio? No, adesso il calcio deve star fuori dalla porta. Le priorità sono altre. Questa è la terza guerra mondiale, nel dramma delle morti c’è poi l’enorme tristezza di non poter nemmeno più celebrare i funerali come andrebbero fatti. Niente sarà più come prima, cambierà inevitabilmente la scala dei valori e scopriremo il vero senso dalla vita”
Tommasi, molti dubbi
“Noi speriamo che ci siano le condizioni per tornare in campo. Lunedì abbiamo affrontato per la prima volta anche la prospettiva di non concludere la stagione. E abbiamo detto che siamo pronti a fare la nostra parte per salvare il sistema. I calciatori sembra che siano l’unico costo. Innanzitutto ci deve essere una prospettiva che oggi manca. Al momento le persone devono limitare gli spostamenti, perché dobbiamo far uscire di casa i calciatori? Per una stagione che non si sa se riprenderà? Non ha senso tornare in campo per ‘sperare’. Anzi c’è il pericolo di altre positività che blocchino tutto. E bisogna capire gli effetti dell’infezione sull’idoneità sportiva. Pepe Reina ha confessato di essersi sentito mancare l’ossigeno per 25 minuti”.L’incertezza maggiore – ha concluso Damiano Tommasi – riguarda i campionati apicali del dilettantismo: la D, le categorie femminili, il calcio a 5. Qui molte squadre sono rassegnate sulla chiusura della stagione e cerchiamo di capire come recuperare parte delle somme pattuite con i tesserati”.
Djokovic, gran pensiero
Novak Djokovic e sua moglie Jelena hanno donato un milione di euro alla Serbia per l’acquisto di respiratori e altro materiale medico-sanitario necessario alla lotta contro il coronavirus. Lo ha annunciato lo stesso campione serbo in un video diffuso oggi dai media.
Il materiale sanitario verrà acquistato in Cina e in Germania. Djokovic nel video ha espresso un ringraziamento ai medici e a tutto il personale sanitario impegnato contro il contagio e a difesa della salute delle persone. “Sono loro i veri campioni” ha detto Djokovic, come sempre molto sensibile quando si tratta di solidarietà e di aiutare chi soffre. “Se non lo facciamo noi che abbiamo le possibilità, in questi momenti difficili, per altri diventa più dura. Mi è sembrato giusto pensare a chi soffre, a chi è meno fortunato di noi, a chi potrebbe salvarsi grazie a questo intervento. E poi, abbiamo pensato ai medici, che stanno in prima fila e rischiano anche la loro vita pur di aiutare le persone più sfortunate. Il mondo dello sport può essere d’esempio ed è giusto che chi ha avuto tanto dalla vita possa in qualche modo restituire qualcosa per chi sta soffrendo e per le famiglie disagiate”