L’edizione numero settantacinque dell’Estate Teatrale Veronese, con le sue tante rappresentazioni classiche e contemporanee, sta giungendo al termine. Si è già approfondito in queste pagine il progetto artistico 2023 concepito come metafora visiva di “fioritura”, prosperità e rinascita. Le esperienze di teatro, musica e danza, realizzate nel corso dell’estate, hanno sottolineato il dialogo tra arti performative spesso con interessanti proposte visuali. Tra tutte, particolarmente originale è “Aspettando Re Lear” con riduzione del testo shakespeariano in chiave moderna di Tommaso Mattei, un richiamo ad “Aspettando Godot” di Samuel Beckett e la regia di Alessandro Preziosi. Peculiarità visiva principale è aver utilizzato (per scenografie, materiali e costumi) le opere del noto artista contemporaneo Michelangelo Pistoletto provenienti da una filiera etico-sostenibile. “Soffermandosi a riflettere ci rendiamo conto che il caos è l’unico ordine possibile” dichiara Pistoletto, promotore anche della Fondazione “Cittadellarte” creata per ispirare “un cambiamento sociale responsabile”. Nella messa in scena di “Aspettando Re Lear”, sostiene Preziosi, “ho condiviso i presupposti del Terzo Paradiso di Pistoletto” in una concezione di “terza fase dell’umanità” realizzabile solo tramite la connessione equilibrata tra natura e artificio.
Grazie al dialogo continuo, l’arte produce civiltà e può generare uno spazio vitale nel quale far confluire idee creative, formative, produttive, politiche e spirituali. La narrazione proposta al Teatro Romano ruota intorno alla pazzia del re di Britannia Lear e affronta diversi temi umani di grande attualità: la perdita dei valori, la gestione del potere spesso distruttivo, la relazione con la natura, il tradimento, la disperazione e vulnerabilità del sentire il vuoto intorno, l’eterno e complesso rapporto tra generazioni. La regia ha condensato il racconto su cinque figure in una vera sovversione di ruoli, con un re folle spodestato e nobili signori relegati ai ruoli più bassi della scala sociale. Il fedele Kent (interpretato da Roberto Manzi) narra i dettagli della vicenda, il folle Lear (impersonato da Alessandro Preziosi), attraverso una profonda presa di coscienza intima e il supporto della figlia Cordelia (incarnata da Federica Fresco), recupera la ragione, Gloucester (interpretato da Nando Paone) è ingannato dal figlio malvagio e il buon Edgar (impersonato da Valerio Ameli) difende senza tregua l’immagine paterna. La necessità di giungere a un cambiamento è drammaticamente viva nei soggetti della tragedia, qui rappresentati come esseri in attesa, sprofondati nel nulla e vaganti tra le rovine del potere. Il labirinto di cartone (creato da Pistoletto sul palco) visualizza metaforicamente la mente di Lear, il suo smarrimento, la sua tempesta interiore.
Le opere e i materiali esposti scandiscono la storia restituendoci una visione del tutto inedita. Il pubblico è inviato a entrare con lo sguardo nella composizione scenica per farne parte e consentire alle installazioni (irradiate da luci calde e fredde) di prendere vita proprio perché qualcuno le guarda. Nel corso dello spettacolo i personaggi si assumono il carico delle tante memorie famigliari che emergono in continue citazioni (quasi a simulare il gioco degli specchi caro a Pistoletto), si spogliano gradualmente dei loro abiti e, grazie “agli oggetti in meno”, riescono finalmente a percepire la loro essenza umana.