Piovono bombe su Kiev, si schiantano droni sui palazzi di Mosca: mentre la guerra continua feroce, nel resto d’Europa, in Italia e a Verona c’è chi pensa al grande affare della ricostruzione. Nel ha parlato ieri sera la trasmissione di RaiTre Report, ma da tempo tra Verona e Trieste questo tema tiene banco. Perché Verona insieme con Trieste dovrebbero essere gli interporti e i porti di riferimento per costruire un collegamento diretto, ferroviario, con il dry port di Horonda, in Ucraina. E di un corridoio ferroviario e stradale che parte da questi interporti e arriva in Ucraina, nello snodo importante di Horonda, al confine con la Slovacchia e l’Ungheria, hanno parlato anche alla Conferenza bilaterale sulla ricostruzione dell’Ucraina che si è tenuta nelle scorse settimane a Roma. Il tutto sempre sotto la regìa del ministro del made in Italy Adolfo Urso, esponente di Fratelli d’Italia che qui a Verona conta solidi aggancia, dal consigliere regionale e comunale Daniele Polato (la cui azienda di famiglia si occupa di logistica e pratiche doganali) a Umberto Formosa, entrato nella sua segreteria al ministero dopo essere stato segretario di gabinetto dell’ex sindaco Federico Sboarina, oltre che tifosissimo dell’Hellas con qualche daspo alle spalle. Prende dunque forma la collaborazione tra Kiev e l’Italia? Domanda d’obbligo perché dal 21 gennaio scorso quando il ministro Urso venne al Quadrante Europa per disegnare la nascita di un trionfale progetto che avrebbe fatto del Quadrante Europa una capitale europea per gli aiuti in Ucraina nulla si è più saputo. Anche al Quadrante Europa c’è chi si interroga su che fine abbia fatto questa idea e soprattutto chi riuscirà a metterla in piedi e con quali fondi Se il ministero di Urso dà l’idea, le risorse economiche per realizzare il collegamento ferroviario arriveranno dal Governo, dalla Ue o dovranno pensarci i privati? Anche al porto di Trieste, guidato dal veronese Zeno D’Agostino, ci hanno risposto di essere stati coinvolti a gennaio in questo progetto ma di non aver più saputo nulla in concreto. Tempi della burocrazia ministeriale probabilmente: mettere in piedi una cordata di imprese per la ricostruzione in Ucraina non deve essere semplice e per questo Urso ha scelto fior di consulenti. Però anche il Comune, che è socio del Consorzio Zai per il 33% non è stato informato di alcun progetto ministeriale, come ha rivelato a Report l’assessore al Bilancio Michele Bertucco.
Un business da 400 miliardi di dollari. Coinvolte per ora 650 imprese italiane
Sarebbero coinvolte, in questo progetto, una quindicina di imprese italiane, sotto l’ombrello del governo, per dare ai prodotti ucraini, dai minerali ai cereali, “uno sbocco al mare”, per dirla con il ministro delle Imprese Adolfo Urso. E proprio il ministro insieme con il presidente di Confindustria Bonomi erano andati, sempre nel gennaio scorso, a Kiev per incontrare Zelensky e stringere contatti non solo per l’invio di armi (pratica cui ha pensato il Governo con il parlamento votando le risoluzioni che prevedono di rifornire l’Ucraina per tutto il 2023) ma per il grande affare della ricostruzione di un Paese ridotto in macerie e che avrà bisogno di tutto, dalle case alle infrastrutture. Temi che erano stati poi approfonditi a fine aprile nella Conferenza bilaterale di Roma: dalle costruzioni ai trasporti, dall’energia all’acciaio sono infatti molteplici le opportunità prese in esame per le imprese italiane nella ricostruzione dell’Ucraina, per la quale si stima un esborso complessivo di 400 miliardi di dollari in dieci anni. Opportunità che hanno preso concretezza in quella sede a porte chiuse nei tavoli di approfondimento settore per settore e negli incontri B2B che hanno coinvolto 650 imprese italiane e 150 imprese ucraine. Il mese prima, a marzo, era stato proprio il ministro Urso e ancora una volta proprio a Verona, al Letexpo in Fiera a parlare della necessità di organizzare “un piano Marshall” per l’Ucraina perché, diceva al pubblico e alle imprese, “la ricostruzione sarà il più significativo motore di crescita per l’Unione Europea”. E il ruolo dell’Italia, appunto, in questa maxi operazione, parte da Verona, anzi dal suo Hub al Consorzio Zai-Quadrantre Europa. Anche se per ora non è chiaro appunto se sarà un corridoio ferroviario, se serviranno nuove strade, chi finanzierà soprattutto un simile collegamento diretto, tant’è vero che al di là dell’annuncio del progetto lo stesso assessore Bertucco ha dichiarato a Report che “Il Comune non ne sa nulla e sarebbe bene che i soci del Consorzio Zai fossero informati dei programmi del Ministero delle imprese”. Una inchiesta quella di Report, che ha scatenato le ire del consigliere regionale Daniele Polato di Fratelli d’Italia che ha diffuso una dura nota chiedendo in particolare che il sindaco Tommasi intervenga a correggere le dichiarazioni rilasciate dal suo assessore e assicurando che lui, Daniele Polato, non ha conflitti d’interesse con l’azienda di famiglia e questo progetto per l’Ucraina. “Le dichiarazioni dell’assessore al bilancio Michele Bertucco riguardo il coinvolgimento del socio Comune di Verona rispetto al progetto corridoio logistico Horonda/Ucraina e Consorzio Zai secondo le quali il Comune che è socio deve essere “reso partecipe di quelle che sono le intenzioni da parte del Ministero”, fanno intendere che il socio Comune di Verona sia totalmente all’oscuro e non coinvolto sul progetto. Invece si precisa”, prosegue Polato, “che lo scorso 21 gennaio 2023 il Ministro Urso ha presentato il progetto presso il Consorzio Zai Quadrante Europa, alla presenza del sindaco Damiano Tommasi e degli altri due soci, il presidente della Provincia Manuel Scalzotto e il presidente della Camera di Commercio Giuseppe Riello”.
Polato contro Bertucco: “Tommasi conosce tutto”
Pertanto, prosegue Polato nella sua nota, in quella occasione “sono state illustrate ai soci del Consorzio Zai, e a tutte le categorie, le opportunità di natura economico-logistica per il territorio nazionale, veneto e veronese sull’asse Trieste-Venezia-Verona. Il sindaco Tommasi, presente ha ringraziato il Ministro Urso e pubblicamente affermato: ‘…Credo sia un onore per noi come territorio ospitare il Ministro per ragionare insieme su quello che potrebbe diventare Verona nei prossimi anni…Grazie al Ministro per la sua presenza qui e grazie a tutti gli attori in gioco e a chi si è già messo in gioco su questo tema’. Successivamente, – sottolinea Polato – a partire dallo scorso 3 febbraio 2023 e per tutto marzo, si sono succeduti numerosi incontri presieduti dal direttore generale della Segreteria Tecnica del Ministero dove, il sindaco Tommasi e l’assessore del Comune di Verona Italo Sandrini con delega alle attività produttive, sempre invitati, hanno potuto conoscere informazioni, progetti e schede tecniche relative al progetto. Tuttavia l’assessore Bertucco e i suoi sodali amici di Report hanno fatto intendere, falsamente, che l’amministrazione comunale di Verona fosse all’oscuro di tutto. Infatti il conduttore di Report, Ranucci conclude l’inchiesta affermando ‘…il Comune di Verona, socio al 30% non sappia nulla dei particolari di questo progetto di Urso’. Il sindaco diversamente da quanto affermato dal suo assessore Bertucco, era a conoscenza del progetto e ne ha condiviso pubblicamente l’interesse e l’utilità per il territorio veronese”. Polato chiede le dimissioni di Bertucco: “Gravi, quindi, sono le affermazioni dell’assessore Michele Bertucco che, o agisce in malafede sapendo di mentire, o cosa ancor più grave, non è a conoscenza di quello che succede all’interno della Giunta e dell’amministrazione comunale, dimostrando incapacità amministrativa, sanabile solo con le sue immediate dimissioni. Il sindaco non può affidarsi ad un assessore, che lo rappresenta in una trasmissione nazionale, che con le sue ‘false dichiarazioni’ getta discredito sul ministro Urso, sulla città di Verona per meri attacchi politici in sfregio alle opportunità economiche/infrastrutturali che tale progetto logistico del Nord est rappresenta per la comunità Veronese”. Ma c’entra qualcosa la società di logistica della famiglia Polato con questo progetto per l’Ucraina? Spedizioni e pratiche doganali? Polato afferma: “In relazione alle informazioni rispetto la mia azienda di famiglia, citate nella trasmissione, facendo intendere un mio potenziale conflitto d’interesse, ricordo che l’azienda di cui sono socio al 16,50% non fa parte del Consorzio Zai e di nessun consorzio, non si occupa di gestione di infrastrutture logistiche, come porti o interporti, non opera e mai ha operato con soggetti pubblici. Il sottoscritto dal 2002, ovvero da quando svolge il ruolo di amministratore pubblico, ha sempre menzionato tale partecipazione e osservato in modo scrupoloso la normativa sulla trasparenza”. Polato si riserva di rivalersi nei confronti di Report.