Omicidio a Easttown – Sky
Nata e cresciuta nella piccola cittadina di provincia di Easttown, Mare Sheehan è detective nella polizia locale, ha una famiglia disfunzionale e un passato travagliato. A un anno dalla misteriosa scomparsa di una ragazza del luogo, un’altra giovane viene uccisa. Il caso viene affidato proprio a Mare, ma con l’avanzare delle indagini la vicenda si fa sempre più contorta, mentre la sua vita privata è appesa a un filo e i fantasmi del suo passato tornano a perseguitarla.
Rilasciata su Sky Atlantic dal 9 giugno, la miniserie in sette puntate della HBO parte da un incipit tutt’altro che originale: quando si mettono in scena omicidi irrisolti e detective burberi alla ricerca di risposte si fa presto a collocarsi nelle comode e confortevoli zone delle crime story, le cui atmosfere raramente sono capaci di offrirci storie davvero innovative. Consapevoli del rischio cliché, il regista (Craig Zobel) e l’autore (Brad Ingelsby) hanno agito di ingegno, intrecciando la linea narrativa thriller a quella profondamente introspettiva e psicologicamente complessa della protagonista: una splendida Kate Winslet nei panni di una donna tanto agguerrita quanto tormentata da ferite insanabili. Alcuni colpi di scena ben assestati fanno il resto, e anche se alcuni passaggi del racconto si perdono in lungaggini non proprio credibili, Omicidio a Easttown resta un ottimo prodotto, da divorare in pochi giorni e dalla cui visione non si può che uscire soddisfatti.
Mindhunter – Netflix
Stati Uniti, anni Settanta. Ford è un negoziatore di ostaggi metodico e brillante. Dopo una negoziazione fallita, inizia a ragionare sui meccanismi psicologici che portano un serial killer a compiere gli atti più immondi. Ne nascerà un metodo d’indagine nuovo, nel quale la conoscenza di psiche e psicoanalisi sarà determinante per la risoluzione dei casi più intricati.
Creato per Netflix da Joe Penhall, David Fincher e Charlize Theron, Mindhunter nasce dalla storia vera di John Douglas e Mark Olshaker, inventori dei metodi di profilazione psicologica dei serial killer ancora oggi utilizzati dall’FBI.
La serie si pone dunque agli albori dello studio delle dinamiche comportamentali, ci accompagna nelle menti criminali più perverse d’America e ci spiega il come e il perché delle loro violenze più efferate. I casi cui la serie si ispira sono infatti reali e ricostruiti con una precisione quasi documentaristica: bypassando gli stereotipi del genere, Mindhunter preferisce però mostrare la discussione intorno al crimine piuttosto che il crimine stesso, così che la componente verbale e il dialogo tra investigatore e killer diventino lo snodo centrale della narrazione. In virtù di ciò la sceneggiatura non potrà che essere impeccabile, come eccelse sono le interpretazioni e le ambientazioni.
Vero gioiellino del thriller, Mindhunter ci tiene col fiato sospeso fino alla fine, rompendo definitivamente i confini tra il grande e il piccolo schermo.
Maria Letizia Cilea