“La situazione è pesante: 3.324 ricoverati, più 57 nelle ultime 24 ore, sono un numero importante; è come se quasi 7 grandi ospedali di provincia fossero orientati per i pazienti Covid”. Lo ha sottolineato il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel punto stampa all’Unità di Crisi della Protezione Civile. I ricoveri nelle terapie intensive, 357, sono stabili rispetto a ieri, in linea con il picco dello scorso marzo, ma i ricoveri nei reparti non critici sono cresciuti di un terzo rispetto ad aprile. “Anche il numero dei morti, nelle 24 ore, è alto: 165 , ma il dato – rileva Zaia – somma i decessi del fine settimana. Siamo qui che preghiamo perché arrivino i vaccini”, ha aggiunto. “Perché ci sarebbe un raggio di sole in questa tragedia”. Poi una domanda polemica ai cronisti : “Secondo voi gli amministratori si candidano per contare morti? Vi rendete conto in quale periodo storico siamo? Peraltro ci ritroviamo con una risposta peggiorata nelle case di riposo, nonostante si siano fatte misure di prevenzione che a marzo ce le sognavamo. Oltre ad essere blindate, nelle case di riposo facciamo tamponi agli operatori, agli ospiti, abbiamo messo a disposizione tamponi rapidi ai visitatori. Abbiamo più mortalità nelle case di riposo di quella che avevamo a marzo quando – ha proseguito – giustificavamo il dato, che era minore, dicendo che non c’erano i dispositivi, non c’era una campagna aggressiva di testing. Inoltre, la maggioranza delle case di riposo erano senza virus, pulite. Adesso abbiamo un virus che è entrato a macchia di leopardo un po’ dappertutto. Abbiamo una mortalità extra ospedaliera nelle case di riposo, che sono chiuse, blindate”. Capitolo economico. “Se si prende una misura a livello nazionale con i ristori, fatta bene, può essere una soluzione incisiva. Immagino che il ragionamento che potrebbe venirne fuori sia quello di mutuare le misure delle colorazioni delle regioni. Se invece non c’è una decisione affiancata dai ristori, è ovvio che si va ad una soluzione di minima, semplicemente degli assembramenti del sabato e della domenica”. E’ intervenuta anche la dottoressa Francesca Russo, capo del dipartimento di prevenzione della Regione Veneto. “La suddivisione in colori delle Regioni è nata anche per aiutare le regioni a capire il proprio scenario di rischio. Al colore poi si sono associate le misure relative ad ogni colore. Serviva che sia il governo che le Regioni capissero dove si trovavano, anche perché non era corretto applicare gli stessi provvedimenti a tutte le regioni a prescindere dal proprio stato di rischio. Se il Veneto è in zona gialla è perché i dati inviati secondo la norma, esaminati dal Ministero e Cts, hanno dato questo come valutazione. Lo scenario di rischio oggi in Veneto è moderato con pericolo di passagigo in una zona ad alto rischio. Negli ultimi giorni stiamo osservando un’aumento dei soggetti positivi Covid, ma non è questo l’unico elemento da prendere in considerazione per l’inserimento in una o altra fascia di colore Nella fase 1, quando è comparso il virus, da 21 febbraio a fine aprile, c’è stato il maggiorn numero di decessi e casi. La mortalità è stata del +38% rispetto ai tre anni precedenti. Via via abbiamo avuto un decremento dei casi di contagio e dei decessi, fino alla fine ottobre (+10%), e per ultimo fine novembre (+44%). Da un punto di vista di mortalità si riscontra indicativamente oggi lo stesso tasso della prima fase. Ma siamo in grado di fare più tamponi e test rapidi, abbiamo trovato più positivi, ma la mortalità è simile a quella della “fase 1” dello scorso inverno, dove per altro eravamo in fase di lockdown».
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