Con una lettera inviata ieri al sindaco Federico Sboarina, Federalberghi Confcommercio Verona porta all’attenzione dell’amministrazione comunale la preoccupazione delle imprese associate: “Alle prese con una sempre più lunga e difficile uscita dal “fermo” del turismo imposto dalla pandemia – scrive il presidente Giulio Cavara – si stanno aggiungendo ulteriori penalizzazioni in relazione al fatto che nella nostra città sono previste una raffica di aperture di nuove strutture, alcune delle quali per poter essere realizzate dovranno godere delle deroghe urbanistiche previste dallo sblocca Italia”.
“Iniziative – fa presente Cavara – che si realizzerebbero prescindendo da una visione organica del futuro sviluppo del settore ricettivo e in totale assenza di una prospettiva a breve, medio e lungo termine di un incremento di manifestazioni culturali, fieristiche, o di altra natura, indispensabili alla nostra città per poter giustificare che un tale aumento ricettivo non si limiti a cannibalizzare il mercato esistente, aggravando la già precaria situazione delle nostre aziende associate”.
Da quanto appreso dalla stampa, sarebbero almeno ottocento, forse addirittura mille le stanze in aumento (tra ex manifattura tabacchi, area ex Safem, zona della stazione di porta nuova, borgo Venezia e altro ancora) per un totale di 1.600/2000 nuovi posti letto, “vale a dire un aumento del 30% circa rispetto ai 6.237 oggi disponibili nelle 66 strutture esistenti”, sottolinea Federalberghi Confcommercio Verona.
E aggiunge: “A Firenze, altra città d’arte con vocazione turistica simile a quella veronese, l’amministrazione comunale ha imposto uno stop alla nascita di nuovi alberghi, estendendo agli altri quartieri il divieto che nel 2015 era stato imposto sul centro storico; ciò dopo un’oggettiva ed attenta analisi delle conseguenze negative a cui questo aumento di offerta ricettiva potrebbe portare. A Verona, invece, sembra si vada inconsciamente nella direzione opposta, senza nuovi piani urbanistici ma anzi scavalcando quelli vigenti con le scorciatoie dello “Sblocca Italia”, determinando un enorme aumento dell’offerta di camere, già oggi superiore alla domanda, complice anche l’exploit degli ultimi anni dell’extralberghiero”.
Le ripercussioni? “Sarà inevitabile l’effetto inflattivo dell’offerta, con la conseguenza di un generale ed ulteriore calo dei prezzi ed inevitabile decrescita della capacità di spesa del turista residente. Ulteriore perché, già oggi, molte strutture sono sotto media e stanno facendo fatica a far quadrare i conti e, soprattutto, a preservare l’occupazione della forza lavoro”.
Il Centro studi di Federalberghi nazionale avverte che molti alberghi delle città d’arte necessiteranno di un tempo non inferiore a un quinquennio non tanto per tornare alla normalità, ma per poter riassorbire le perdite pregresse di bilancio.
La lettera invita quindi il sindaco Sboarina a “considerare cosa significhi per una città la frequentazione turistica: c’è un’ampia letteratura che illustra i benefici di una equilibrata frequentazione turistica e i danni socio-urbanistici che al contrario potrebbero derivare da una smodata e incoerente offerta ricettiva”.
“Federalberghi deve vegliare su questi principi, a tutela della sopravvivenza imprenditoriale dei propri associati, ponendosi a disposizione per condividere progetti, programmi, prospettive realmente credibili che giustifichino un aumento della ricettività che non danneggi l’esistente”, conclude la missiva. E oggi Cavara commenta: “Abbiamo appreso che la Giunta, nella seduta di ieri sera, ha aperto la strada alla trasformazione “in deroga” in albergo di alcuni immobili del centro storico: ce ne dispiace e ribadiamo una volta di più la necessità di un ampio coinvolgimento su una tematica così importante per lo sviluppo di Verona”.