No, non siamo diventati più buoni. “Ne usciremo migliori” è una delle frasi più “cliccate” degli ultimi due mesi. Beh, sono bastati pochi giorni e un evento bello e drammatico al tempo stesso, la liberazione di Silvia Romano, per farci capire che, forse, siamo pure peggiorati.
Noi, che per essere stati due mesi chiusi in casa, abbiamo rischiato crisi nervose, ci siamo permessi di giudicare, criticare, insultare, una ragazza di 24 anni (ne aveva 22 quando fu rapita) che per 18 mesi (9 volte il nostro lockdown) è stata in mano a terroristi senza scrupoli. Senza sapere niente del domani, senza poter pensare a un futuro, se mai ci fosse stato. Diciotto mesi in cui ha subito di tutto. In cui è andata a letto ogni volta, senza sapere se si sarebbe svegliata. E al suo ritorno, invece di trovare rispetto, per la sua sofferenza, per il dolore dei suoi, per quello che ha provato, ha trovato insulti, minacce di morte, s’è sentita dare persino della “neoterrorista”.
Nessuno, oggi, può giudicarla.
Di sicuro non ha colpe se la Ong che l’ha inviata non l’ha protetta, se l’ha mandata allo sbaraglio, questo è un altro discorso. Lei è una ragazza di vent’anni, con i sogni, gli ideali, la pulizia che hanno i ragazzi di vent’anni. Va accolta, capita, “difesa”. Per quello che cercava, per quello che ha vissuto, che non dimenticherà mai. E anche per quello che ha visto e sentito, al ritorno. No, non siamo migliorati, purtroppo.