Due giorni fa, un grande anniversario, la scomparsa di Enzo Biagi, deceduto nel 2007 a 87 anni.
Nel corso della sua carriera, il giornalista documenta alcuni degli eventi fondamentali del ‘900, tra cui anche uno dei più sconvolgenti della seconda metà di quel secolo. Si tratta dell’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy, avvenuto a Dallas il 22 novembre 1963.
L’omicidio Kennedy e il giornalismo di Enzo Biagi. Il giornalista al momento della tragedia si trova proprio negli Stati Uniti. Sta lavorando a un documentario per la Rai, Mississippi: romanzo di un fiume (1964). È nell’hotel Holiday Inn di La Crosse (Wisconsin) quando apprende la tragica notizia.
Da questa sua esperienza nascono due articoli per La Stampa, il giornale per cui allora scrive. Il primo esce il 23 novembre, nel margine inferiore della seconda pagina. Il secondo viene scartato. Il direttore del giornale, Giulio De Benedetti, accoglie quindi freddamente i due pezzi. Biagi rimane comunque saldo sulla sua idea di fare giornalismo. Cosa che lo caratterizzerà per tutta la sua carriera. Non accetta, quindi, nessun compromesso e si licenzia subito dopo aver appreso del rifiuto dell’articolo.
De Benedetti reagisce così forse per il taglio particolare che hanno i due lavori. Infatti, non si concentrano sul momento della sparatoria. Ne danno solo una concisa descrizione.
L’articolo pubblicato ritrae la reazione degli americani, concentrandosi in particolare sulle persone che si trovano nell’albergo assieme a Biagi.
Il secondo, invece, è il racconto della mattinata dell’omicidio, dal punto di vista di varie persone, tra cui anche il presidente.
Questa scelta mostra una delle principali caratteristiche del giornalismo di Biagi. È la particolare attenzione per le emozioni e i racconti delle persone comuni. Pure quando, come in questo caso, si ha a che fare con un evento della storia con la “esse maiuscola”.
Proprio per tale scelta, i pezzi di Biagi sull’omicidio di J. F. Kennedy creano forse un maggiore coinvolgimento. Nel primo articolo sembra quasi di vivere, assieme a lui e agli altri ospiti dell’hotel, quei tragici minuti, scanditi dalle notizie che si susseguono in TV.
Il giornalista riesce a creare phatos, senza sensazionalismo. Cosa che ottiene attraverso uno stile preciso ma essenziale.
Questa è la caratteristica che accompagnerà Biagi lungo tutta la sua attività giornalistica. Ed è l’aspetto che lo ha reso grande e lo ha fatto amare.
È anche elemento che porterà alla rivalutazione postuma dello stesso articolo su Kennedy scartato. Quest’ultimo verrà pubblicato 50 anni dopo da La Stampa stessa, in occasione dell’anniversario dell’omicidio del presidente statunitense.