Non è una città per giovani. La ricerca presentata da Fondazione Cattolica Uno studio ha dato la parola a 600 ragazzi e ragazze tra i 14 e i 22 anni. Dai risultati emergono molte sorprese. Tutti vogliono un lavoro appasionante e una famiglia come luogo sicuro. Ma il 63% non crede che Verona offra opportunità per il futuro

Progetto giovani: oggi in Gran Guardia è stato presentato da Fondazione Cattolica con il direttore Adriano Tomba e il presidente Paolo Bedoni un progetto di percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento, ex Alternanza Scuola lavoro che ha coinvolto gli studenti dei licei veronesi a conoscere e comprendere come vivono, cosa sentono e cosa vogliono i propri coetanei. Ecco cosa emerge da un campione rappresentativo di 600 ragazzi veronesi. Chi sono, cosa sentono e cosa vogliono i ragazzi tra i 14 e i 22 anni di Verona? Consapevoli delle difficoltà che li attendono e della necessità di costruire un futuro diverso ma indecisi su quale professionalità intraprendere per costruirlo. I ragazzi vogliono un lavoro appassionante, una famiglia come luogo sicuro nel quale tornare e vivere in comunità culturalmente aperte. Un futuro ricco di sfide determinato dalle complessità che i ragazzi sentono derivare da: cambiamento climatico, disuguaglianze e disoccupazione insieme alle conseguenze delle guerre. Nonostante il 73% degli studenti pensi che la scuola sia uno strumento funzionale per un futuro lavoro, la maggior parte degli intervistati si sente impreparata ad affrontare il mondo. I ragazzi ricercano “persone coraggiose” a scuola, in famiglia e nei contesti educativi, sportivi, ricreativi che frequentano per comprendere il loro talento e come possono spenderlo in un mercato del lavoro che si manifesta sempre più multiforme. Le notizie del mondo i giovani le ricevono principalmente dai social network, frequentati mediamente 3 ore al giorno. Intorno a loro percepiscono la fatica e sentono di ereditare un mondo rassegnato dagli adulti. Solo il 30% crede nel lavoro come mezzo di sostentamento. Il 70% lo vede invece come un’opportunità di crescita, di servizio e di autorealizzazione. Ma il 63% dei ragazzi non crede che Verona sia una città che offra opportunità per il loro futuro e lamentano problematiche nei trasporti e nell’inquinamento. Indicazioni che dovrebbero far riflettere il mondo degli adulti.

Famiglia al centro e appello agli adulti “Abbiamo bisogno del vostro aiuto”

Guidati da legami emotivi e familiari ancora saldi (il 70% ha ottime relazioni con i genitori e le relazioni amicali rimangono per l’86% fondamentali), i giovani veronesi credono nel rispetto, nella famiglia, nella libertà e nell’amicizia. Il 56% di loro, prosegue la ricerca, si sente felice e l’80% desidera una società accogliente e meno discriminante. Sono pronti a difendere le cause legate al clima, ai diritti di genere e alla tutela degli animali. Però solo il 30% è realmente attivo in servizi di pubblica utilità a dimostrazione di una scarsa correlazione tra il pensiero e l’azione. I ragazzi sanno che devono mettersi in gioco per cambiare le cose ma sentono di non poterlo fare da soli. Agli adulti lanciano un appello “abbiamo bisogno di fiducia e della vostra collaborazione!”. L’incontro di questa mattina, patrocinato dal Comune di Verona, ha avuto l’obiettivo di aiutare i ragazzi a rispondere alla domanda “Qual è il mio posto nel mondo?” attraverso una mattina di cultura, ricerca ed esperienza. Sul palco di Escogito, condotto da Marta Dal Corso, di Fondazione Cattolica, si sono alternati Jacopo Buffolo, Assessore alle Politiche Giovanili, Andrea Castelletti, regista teatrale Spazio Modus Verona, Matilde Gozzi, studentessa Liceo Alle Stimate, Davide Peccantini, Docente di Diritto ed economia aziendale Istituto Seghetti, Emanuele Bortolazzi, Docente di Religione Istituto Tusini e Thomas Ambrosi CEO Ambrosi S.r.l. La mattina si è suddivisa in tre parti: si è aperta con una rappresentazione teatrale, “7 giorni”, che ha coinvolto alcuni studenti di Labcreativo45, è proseguita con la presentazione dei risultati dell’indagine realizzata da Fondazione Cattolica e si è conclusa con la consegna dei premi “Giovani di talento”, riconoscimento a 5 giovani che si sono distinti a livello nazionale per il loro talento, capacità imprenditoriale o impegno nel sociale. Infatti con il “Premio Giovani di Valore” Fondazione Cattolica ha testimoniato il coraggio di 5 giovani che a discapito dei pronostici hanno avviato imprese per costruire un futuro più inclusivo. Federica e Valentina Sorce, Founders di OpenHouse a Fano, Oscar Di Stefano, Founder di Immischiati a Roma, Aurora Caporossi, Founder di Animenta a Roma e Giacomo Alberini Founder di Treebu a Verona. Attraverso la loro conoscenza i partecipanti hanno compreso che per trovare un posto nel mondo è necessario: appassionarsi, formarsi costantemente, creare relazioni sempre nuove e cimentarsi senza temere errori. Giacomo Alberini è fondatore di Treebu una Società Benefit e start up innovativa fondata a Verona da un team di ingegneri e agronomi, nata dal desiderio di ridurre l’impatto delle nostre azioni sul pianeta. Un futuro sostenibile che coinvolge le aziende in percorsi di sostenibilità territoriale attraverso la piantumazione di Paulownia una pianta che assorbe fino a 10 volte più CO2 di altre specie e ricresce al taglio, generando materie prime sostenibili in modo rinnovabile Motivazione al Premio: Si può giocare a fare gli imprenditori o esserlo davvero. Giacomo Alberini ha colto la sfida e ha deciso di cambiare il mondo mettendosi in gioco. Treebù è un’occasione per le imprese e per i territori perchè attraverso progetti di piantumazione mira a migliorare il contesto ambientale per la vita di tutti. Giacomo viene premiato perché ha trasformato il suo desiderio di “creare”, in un modello imprenditoriale.