Non solo Pfas e GenX ma anche sostanze benzotrifluoriche (Btf) e Pfoa sono state rilevate in concentrazioni molto alte nella falda acquifera sottostante lo stabilimento Miteni. L’azienda, inoltre, già dal ’98 era al corrente dell’esistenza di questa problematica, tant’è che aveva commissionato alla società Ingeo la realizzazione di una barriera di emungimento delle acque nel tentativo di mitigare il grave inquinamento, che coinvolge numerosi comuni della zona rossa del Colognese. Ad affermarlo nell’ultima udienza, svoltasi dinanzi alla Corte d’Assise del Tribunale di Vicenza, è stato il geologo Andrea Sottani. Sottani, a partire dal 2001, è stato fra gli esperti di acque sotterranee che hanno condotto il progetto Giada, all’epoca commissionato dalla Provincia di Vicenza e dagli Ato Bacchiglione e Chiampo affinché venisse effettuata una puntuale attività investigativa idrogeologica nel distretto Agno-Chiampo. Il progetto Giada, a detta di Sottani – intervenuto in aula come teste della difesa dei manager di Miteni, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque e disastro ambientale innominato – era animato da uno spirito di ricerca, per mettere a disposizione dei committenti una serie di informazioni qualitative e quantitative della falda idrica. Nello studio è stata considerata una rete di 60 pozzi, sia pubblici che privati, nelle cui acque campionate venivano individuati picchi di Btf di oltre 150 mg per litro, con un trend in aumento dal 2003 al 2009. Per Sottani, incalzato dalle domande dell’avvocato Marco Tonellotto, legale di Acuqevenete, società idrica costituitasi parte civile nel processo, si tratta di concentrazioni significative che indicano una persistenza della contaminazione verosimilmente fino ad oggi. Ma un altro elemento ancor più significativo è emerso dalla deposizione di Sottani, su puntuale domanda dell’avvocato Tonellotto e confermato anche dal dottor Maurizio Chendi, socio della Ingeo: Miteni sapeva della diffusione del grave inquinamento già a partire dal 1998, anno in cui commissionava proprio a Ingeo, avvalendosi del supporto professionale di Sottani e Chendi, la realizzazione di una barriera di emungimento allo scopo di filtrare le acque inquinate. Una consapevolezza della gravità della situazione ribadita peraltro nel report conclusivo del progetto Giada, entrato nella disponibilità dei vertici di Miteni a fine 2010: sotto il profilo della causalità idrogeologica, veniva individuata chiaramente in Miteni la fonte emissiva del grave inquinamento.