“Noi, per Chiara e le…”troppe” altre” Femminicidi, perchè è giusto parlarne, anche se è un argomento che ci fa molto male

Inizialmente avevo pensato di intitolare questo pezzo “Chiara e le altre…” con evidente riferimento al recente femminicidio di Chiara Ugolini, avvenuto a Calmasino di Bardolino solo pochi giorni fa, ma poi ho considerato che il termine “troppe”, fosse decisamente più in linea sia con la sensazione di sfiancamento che questi crimini ci richiamano, sia rappresentativo del loro importante numero.
La cronaca è letteralmente invasa da notizie riguardanti la violenza di genere e il volto di Chiara e la sua storia, così come è stato per tante altre donne, riecheggia nella nostra memoria. È difficile non sentir parlare quasi quotidianamente di casi di femminicidio: il rischio che corriamo è una quasi assuefazione emotiva con un effetto di normalizzazione della violenza stessa, rispetto a un’emergenza sociale e ad un problema ritenuto dall’ OMS, di “salute pubblica”.
Vi chiederete, quindi, perché parlarne? Non è meglio forse “mettere a tacere” notizie del genere per evitare l’ulteriore rischio relativo al fenomeno dell’ identificazione e il conseguente allargarsi a macchia d’olio del problema?
A mio parere è importante discuterne, certamente con intelligenza, poiché si deve parlare di tutto ciò che ha rilevanza, compresi gli argomenti più difficili che fanno sanguinare orecchie e cuore. Perché il femminicidio ci riguarda, anche se non vestiamo il ruolo di vittima o di carnefice. Ci tocca, in quanto donne, mogli, madri e figlie e non solo, perché tutto questo riguarda anche gli uomini, mariti, padri e figli. Perché ci coinvolge tutti, nessuno escluso. Credo che la domanda da porsi sia invece, a che fine parlarne?
Per conoscere, per comprendere, per prevenire e cercare di risolvere un fenomeno che ha svariate sfaccettature (psicologiche, fisiche, sessuali…) con mille sfumature. Dobbiamo cercare di diffondere e interiorizzare una cultura basata sulla reale uguaglianza sul diritto alla vita, che ci consenta un giorno di vivere in un contesto più umano e per educare nel frattempo le nuove generazioni al rispetto di valori imprescindibili.