Exit West, di Mohsin Hamid (2017, Einaudi Editore).
“Così stanno le cose, nelle città come nella vita: un momento sbrighiamo le nostre incombenze come se nulla fosse e quello dopo moriamo, e il fatto che la fine incomba sempre su di noi non impedisce i nostri effimeri incipit e svolgimenti. ” Exit West è così: un sberla emotiva in piena faccia. Se si potesse dedicare a qualcuno, sarebbe dedicato a tutti coloro che di fronte a eccidi e migrazioni rigorosamente altrui, hanno pensato “per loro è diverso, per loro la vita è meno importante”. Il timido Saed e l’intraprendente Nadia si scoprono innamorati in una città non ancora del tutto in guerra. Ma quando i rastrellamenti, i posti di blocco, i lanci di mortai rendono impossibile la quotidianità, decidono di affidarsi a quella strana voce che inizia a girare, secondo la quale esisterebbero porte misteriose che, se attraversate, trasportano all’istante altrove. Inizia così il loro viaggio, il loro tentativo di restare vivi e soprattutto umani, in un tempo che li vede solo come un problema da risolvere. Mohsin Hamid, riesce a mostrarci il quadro dei cambiamenti che viviamo su scala globale e al tempo stesso a “stringere” sul dettaglio di due ragazzi e della fragilità del loro amore. E fa, con estrema naturalezza, quello che i grandi Classici hanno saputo fare: attraverso il particolare dei destini individuali ci racconta e restituisce l’universale della Storia.
G. Tom.