“No, la scuola non è fonte di contagio” Conte analizza la situazione: "I dati ci dicono che le nostre scuole non sono focolai Abbiamo scelto interventi diversi per non penalizzare tutti: attendiamo con fiducia"

“Dobbiamo essere franchi sulle scuole, la ricerca e i dati dicono che non sono focolai di diffusione dei contagi. Noi cerchiamo di analizzare i dati, abbiamo un approccio pragmatico. C’è un valore della didattica in presenza”, dove la “relazione interpersonale è fondamentale”, anche per questo “abbiamo dato un segnale nelle zone rosse”, dove il governo ha lasciato andare sui banchi i ragazzi della “prima media, che non si conoscono, i professori non conoscevano nemmeno i loro nomi: mandarli a casa sarebbe stata una grossa perdita. Cerchiamo di mantenere questo presidio. Quel che avviene prima e dopo il suono della campanella può costituire dei focolai, ecco perché le regole sono fondamentali, però l’esperienza empirica dimostra che i nostri ragazzi rispettano molto le regole”.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte affronta anche il tema della scuola e, ovviamente, la seconda ondata di contagi in Italia.”Oggi ci aspettiamo un aggiornamento che riguarda i livelli di rischio delle regioni e comporterá che la cabina regia condividendo il dato con il Cts dirá quali regioni che meritano una nuova classifica.Il governo sta lavorando e sta applicando un metodo scientifico”. “Confido che l’Rt nazionale che nelle ultime settimane è arrivato a 1,7 possa giá esseresi abbassato per effetto delle misure adottate con la colorazione delle Regioni e questo vorrebbe dire che dalle misure adottate con il dpcm arrivano i primi effetti”, ha detto il presidente del consiglio, che comunque non vuole “azzardare” previsioni sull’andamento dei contagi. Ma in base ai dati disponibili si augura che “la soglia massima sia stata raggiunta” e che “ora inizi l’appiattimento”. “Non posso azzardare, non ho la palla di vetro o capacità da indovino. Però posso dire che seguo con molta attenzione i dati, li esamino con gli esperti e ci auguriamo che la soglia massima sia stata raggiunta e ora inizi l’appiattimento”. Il premier ha poi precisato che “se oggi si confermasse l’abbassamento dell’indice Rt non significa che siamo fuori pericolo, ma che le misure prese stanno funzionando”.
Questo non significa che “a dicembre riesplode una catarsi liberatoria, con feste e cenoni. Dovremo sempre convivere con un virus che starà circolando. Ma se riusciamo a rallentare la curva di contagio possiamo evitare altre misure restrittive, continuare rispettando le regole di base”.
A proposito di miure restrittive e l’incubo di un nuovo lockdown generalizzato che incombe. “Stiamo lavorando con una strategia diversa dalla primavera. Oggi abbiamo il dovere di intervenire dove c’è bisogno e non nei territori che non lo meritano, limitando i danni economici. Abbiamo scelto di applicare un metodo scientifico, che caratterizza e distanzia anche l’Italia, che viaggia su un metodo diverso da tutto il resto del continente europeo. Abbiamo un sistema articolato e sofisticato, e lo seguiamo”, ha detto Conte.
Il premier ha poi ammesso che è complicato invertire gli investimenti nella sanitá in pochi mesi. “Sugli eventuali nostri errori e manchevolezze nella gestione di questa emergenza da pandemia dobbiamo tener conto che veniamo da politiche sanitarie che per anni hanno fatto scelte molto diverse e in pochi mesi invertire questa tendenza di investimenti è complicato e farla in emergenza è ancora piú difficile. Ma siamo consapevoli che dobbiamo rafforzare la medicina territoriale”