La ricerca parte da lontano. Perché per scovare l’osteria di oggi bisogna spulciare bene tra le pagine di quel “Andar per osterie”, cimelio pubblicato negli anni ‘80 dal Comune di Verona. Per raggiungerla si passa attraverso stradine di campagna, quando all’improvviso appare, mascherata tra le altre abitazioni: Trattoria Bighignoli Ornella, meglio nota come “la Moschea”. Due nomi per un locale, che sicuramente vanta una delle gestioni più longeve del panorama veronese. A portarne avanti le tradizioni ora ci sono mamma Ornella e la figlia Giulia, sorridenti come il primo giorno: “La mamma sta in cucina e io in sala, ma scrivi che ci sono anche un paio di cugine che ci aiutano: Stefania ed Elisa. Da sempre siamo a conduzione familiare”.
Un punto di riferimento al confine tra San Michele Extra e San Martino. Con quell’insegna “Bar Trattoria” stampata sulla tenda parasole e una “madonina” d’altri tempi, posizionata sopra, a rappresentare molto di più di quanto sembra.
Da dove parte la vostra storia?
Ornella: dai miei genitori, Maggiorina e Mario, che nel ’58 hanno deciso di aprire. Entrambi avevano la passione per gli animali, qui c’erano galline, conigli, maiali. Una sorta di agriturismo con roba genuina. E la proposta consisteva in un piatto unico che si decideva sempre la mattina, altrochè…
Il nome “moschea”, da dove arriva?
Giulia: deriva dal fatto che qui attorno una volta c’erano le stalle e di conseguenza tantissime mosche. In più c’era un’altra osteria qui vicino che soprannominavano “da Moschin” e quindi noi siamo diventati “la Moschea”. Dall’85 saremmo “dalla Ornella”, ma ovviamente coesistono entrambi i nomi.
La cucina cosa propone?
O: Cucina tradizionale, senza grosse pretese: la faraona, polenta e baccalà, uova e asparagi, la pasta fresca con vari ragù e la domenica i lessi con la pearà. Anche se da sempre il nostro piatto forte è il coniglio con la polenta.
E lo spirito dell’osteria è cambiato?
O: Eh no, menù fisso e vino alla spina sempre presenti. Come dice il cartello all’ingresso: “No bancomat, no wi-fi, only wine”. E quante “piombe”, gente che dopo un bicer in più, l’è rugolà so par de qua.
G: I clienti si mettono vicino al pozzo qui fuori, di fronte c’è una piccola discesa che tante volte non vedono…(ridono).
LA RICETTA DEL GIORNO. Che bon el cunel con la polenta
Raccontaci Ornella.
Faccio il soffritto con olio, aglio, rosmarino e salvia. Taglio il coniglio a pezzetti, lo metto a rosolare a fuoco vivo, poi abbasso la fiamma e lascio cuocere in padella per più di un’ora.
E la polenta?
Brustolà o morbida, e con un contorno di stagione: ora patate, broccoletti, erbette e fagioli.
Vino da abbinare?
Vino rosso di damigiana, gradi 11,5, della cantina Mizzon
Prezzi?
Menù fisso tra i 20/25 €.