No alle associazioni antiabortiste nei consultori e negli ospedali del Veneto Cgil, Cisl e Uil Veneto hanno chiesto al Presidente Zaia e all’Assessora Lanzarin di non dar seguito al provvedimento sulla presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori pubblici e negli ospedali del Veneto.

Cgil, Cisl e Uil Veneto si oppongono all’organizzazione di associazioni antiabortiste nei consultori e negli ospedali del Veneto. Ma facciamo un passo indietro.

Il 23 aprile è stato approvato dal Senato, nel contesto del decreto PNRR, un emendamento all’articolo 44 con cui il Governo ha stabilito che le Regioni possano fare uso dei fondi destinati alla sanità per organizzare i servizi dei consultori potendo “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

No alle associazioni antiabortiste in Veneto

In Veneto c’è un consultorio ogni 40.000 abitanti, dato ben sotto alla media nazionale dei 35.000 e ancora più sotto a quella raccomandata nella misura di uno ogni 20.000. Se a questo si aggiunge che su 10 medici ce ne sono 7 obiettori (dati nazionali), la situazione appare come estremamente critica.

Tiziana Basso, Segretaria generale Cgil Veneto, Cinzia Bonan Segreteria regionale Cisl Veneto, Lorenza Cervellin, Segreteria regionale Uil Veneto: “Noi crediamo che la legge 194 debba essere attuata così come è scritta, tutelando la libera scelta delle donne attraverso i servizi professionali dei consultori, senza nessuna ingerenza da parte di associazioni antiabortiste, in quanto il loro intervento, in un momento già travagliato, si porrebbe come una pressione psicologica e un condizionamento colpevolizzante, compromettendo definitivamente la salute psico-fisica della donna.

Al di là della risoluzione del Parlamento Europeo che sancisce l’IVG tra i diritti fondamentali della UE, chiedendo di vietare i finanziamenti ai “gruppi anti-genere e anti-scelta”, l’emendamento governativo per impegnare risorse del PNRR proprio ai movimenti cosiddetti “pro-vita” è anche in netto contrasto con l’art. 4 dello Statuto del Veneto che promuove l’effettiva parità sociale della donna”.