No al terrorismo! In Italia va molto meglio che altrove Serve prudenza e non bisogna abbassare la guardia, ma occorre anche buonsenso. L’innalzamento dei casi quotidiani invece sta spingendo molti “esperti” e commentatori a preconizzare scenari catastrofici, come se in sei mesi medici e cittadini non avessero imparato nulla. Nei talk è ripresa la gara a chi spaventa di più gli italiani. Siamo alle solite

Quelli che oggi sostengono che il virus ci riporterà a mar­­zo o quasi, ossia gli “esperti” che non vedevano l’ora di tornare ad affollare i talk­show anziché lavorare, sono gli stessi che per mesi hanno dibattuto sull’utilità della mascherina, della di­stanza di sicurezza, degli aperitivi, dello sport all’aria aperta, dello smart working, del gel per le mani, che ci hanno spiegato anche co­me vanno lavate. Grazie! A furia di cambiare idea a se­conda della trasmissione te­levisiva di turno qualcosa han­­no azzeccato, non per scienza, ma per la legge dei grandi numeri, appunto. Al­cuni sono stati perfino in­gag­giati dal governo come super consulenti, e vien da sé che nei confronti dei cit­tadini hanno dovuto tenere il pro­filo imposto dai nuovi da­tori di lavoro. Se oggi però gli stes­si “esperti” ci dicono che il recente innal­zamento del numero dei contagi po­trebbe scaraven­tarci indie­tro di sei mesi significa che in que­st’arco di tempo i me­dici non han­no imparato nul­la, gli o­spedali non si so­no attrez­zati, la gente non ha capito niente, e che lo stes­so go­verno da loro spal­leg­giato è andato in letargo nei mesi caldi. Si dà però il ca­so che nul­la di tutto ciò sia vero. I medici, e lo te­sti­monia il numero limitato di pazienti gravi, hanno ca­pito come ag­gredire il Coro­na fin dalle fase iniziali: han­no individu­ato i farmaci più efficaci e le terapie si son fatte via via più mirate. Non è un caso se le nostre tera­pie intensive sono molto più libere rispetto a quelle della maggioranza dei Paesi eu­ro­pei. Le strutture sa­nitarie si sono adeguate: nelle residenze socio-as­si­sten­­ziali i protocolli per difen­de­re i pazienti sono diventati molto rigidi, la sanificazione degli ambienti è capillare, e il personale è stato istruito a dovere. Nei Pronto Soccor­so degli ospedali non regna più il caos di fine inverno: a questo proposito sarà fon­damentale che il governo in­viti tutti a vac­cinarsi contro l’influenza sta­gionale, così da con­sentire una diagnosi più rapida nell’eventualità di con­tagio da Covid. I reparti dei nosocomi sono stati or­ganizzati in modo che non vi possano essere più con­tatti tra pazienti considerati a rischio. Rispetto a sei me­si fa, poi, è cambiata com­pletamente la percezione del pericolo da parte di tutti noi. Alzi la mano chi, nei primi giorni d’epidemia, non l’ha sottovalutata almeno un po’. Ora, nonostante qual­­che comportamento ir­re­spon­sabile – ma una par­te di irresponsabilità fa par­te del­la vita – sono pochi, po­chissimi quelli che scher­zano delibe­ratamente col vi­rus. Siamo molto più attenti a ciò che tocchiamo e la ma­scherina è diventata un accessorio d’abbiglia­men­to. Neppure chi ci go­verna ha sbagliato tutto se è vero, com’è vero, che l’Ita­lia – pur tra mille con­trosensi e al­cune situazioni para­dossali – sta affron­tando la pan­demia molto me­glio di Spa­gna, Francia e In­ghil­terra. Poi c’è la co­munica­zione, certo, ed è questa a spa­ventarci al­meno quanto il virus. Gri­dare al ritorno della peste provocherà più vittime del morbo stesso. Riporterà qual­cuno a ipotizzare la chiusura delle fabbriche e delle scuole. Ad azzerare nuovamente la vita sociale. Temiamo che qualcuno ri­prenderà a puntare il dito contro i corridori solitari. Che verranno create ad hoc nuove categorie di untori. Noi diciamo “no” e invitiamo tutti a darsi una regolata, per quel che conta il nostro parere.