Nicole tra dolore e senso di colpa La Kidman ha fatto l’abbonamneto all’interpretazione di donne scosse da eventi dolorosi

Sembra che ormai Nicole Kidman abbia fatto l’abbonamento all’interpretazione di donne abbienti profondamente scosse da eventi dolorosi. Prima ha indossato i lussuosi tailleur dell’avvocatessa/mamma orsa Celeste Wright nelle due stagioni di “Big Little Lies”, poi si è calata nelle bianche vesti di Masha, Guru spirituale a capo della Spa di lusso in cui si svolge “Nine Perfect Strangers”; infine, nel 2020 l’abbiamo vista sfoggiare folti ricci rossi e iconici cappotti lunghi nei panni della psicologa Grace Fraser, co-protagonista di “The Undoing – Le verità non dette”. Visti i precedenti, non stupisce che la talentuosa attrice australiana sia stata scelta ancora una volta per uno dei personaggi principali di una miniserie drammatica a sfondo borghese.
Questa volta si tratta di “EXPATS”, sceneggiato in sei episodi approdato su Prime Video il 26 gennaio. La vicenda, basata sul romanzo “Expats – la vita delle altre”, si svolge a Hong Kong – terra natia dell’autrice Janice Y.K. Lee – in un periodo storico molto particolare per l’ex colonia britannica: siamo infatti nel 2014, anno che ha visto prendere vita diverse rivolte contro le stringenti politiche cinesi, in particolare quella passata alla storia come “la rivoluzione degli ombrelli” a causa degli ombrelli utilizzati dai protestanti contro i lacrimogeni dell’esercito.
Mentre per le strade del centro la gente comune prepara la rivolta, nello sfarzoso condominio “The Peak” Margaret Woo (Kidman) non riesce a sopprimere dolore e senso di colpa: Gus, il più piccolo dei tre figli, è scomparso nel nulla mentre si trovava insieme a Mercy (Ji-young Yoo), giovane coreana che Margaret voleva assumere come tata. Nello stesso edificio, Hilary (Sarayu Blue), storica amica di Margaret, deve fare i conti con la fine del suo matrimonio dopo che il marito ha cominciato a tradirla proprio con Mercy. Completamente diverse e profondamente segnate dai loro drammi interiori, le tre donne continuano a incontrarsi e scontrarsi, unite indissolubilmente dalla tragedia e, prima ancora, dalla condizione che dà il titolo alla serie: l’espatrio.
Margaret, Mercy e Hilary sono tutte e tre straniere in una terra che gli si rivela ostile e della quale non conoscono la lingua, ma la loro condizione di alienazione ha ormai iniziato a pervadere ogni ambito della loro esistenza come un virus: più la trama si sviluppa, più appare evidente che le tre protagoniste si sentono estranee tanto a Hong Kong quanto nelle loro case, nella loro famiglia e, purtroppo, anche a se stesse.
Razzismo, trauma, mistero, lotta fra classi, desideri: c’è tutto questo e molto altro in “The Expats” di Lulu Wang, eppure – sarà per il ritmo lento o, forse, per la confusione dell’enigmatico intreccio – qualcosa nella melodia risulta dissonante: non bastano le buone interpretazioni del cast (anche se da Kidman ci aspettavamo di più) e una buona premessa a rendere questa serie memorabile. Tuttavia, c’è un episodio che vale la visione di tutta la serie: il quinto, un capitolo che annienta il fascino discreto della borghesia proponendoci uno sguardo intimo sulla gente normale.
VOTO: 7
Martina Bazzanella