Nereo inseguiva la libertà. Fu ucciso davanti ai genitori Sepolto in Borgo Roma; una lapide lo ricorda in piazza Cittadella

L’assassinio del giovane Nereo Toffaletti da parte di nazifascisti, 77 anni fa, è ricordato ai posteri da due tributi ufficiali. Innanzitutto, dalla lapide commemorativa posta in piazza Cittadella, sulla facciata d’un edificio accanto all’Istituto “Seghetti” che grava sul luogo stesso del delitto: “In questa piazza il 22 giugno 1944 Nereo Toffaletti ferroviere trascinato con altri eroi della Resistenza verso campi di sterminio voltosi ad abbracciare la madre veniva barbaramente ucciso dai nazifascisti. A ri-cordo del supremo sacrificio gli antifascisti veronesi consacrano questo marmo auspicando nuova era di pace e fratellanza universale. Verona 22 giugno 1952”.
E, poi, dalla via (meglio, viuzza periferica sterrata e cieca) intitolata, traversa di via Pasqualino Benedetti, nelle vicinanze del cimitero di Borgo Roma dove Nereo riposa, nella tomba di famiglia.
Su di lui e sulla sua fine, ad appena 19 anni, si rintracciano scarne notizie. Andrea Martini, estensore della scheda relativa al tragico fatto su http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/VERONA,%2022.06.1944.pdf, sintetizza: “Numerosi ferrovieri sono scortati da truppe tedesche e fasciste in direzione della stazione centrale di Verona (Porta Nuova) per essere inviati in Germania come manodopera. Quando il gruppo si trova nei pressi di piazza Cittadella, a qualche chilometro di distanza dalla stazione, Nereo Toffaletti esce dai ranghi. Il giovane viene perciò colpito da una pallottola sparatagli da un componente della Gnr; caduto a terra, Toffaletti è finito a colpi di pistola da un militare tedesco disceso da un camion. Secondo le ricostruzioni dell’episodio, i genitori di Nereo assistono alla scena, trovandosi lì per offrire gli ultimi pacchi dono a Nereo ed al fratello, anch’egli destinato a partire per la Germania. Secondo la maggior parte delle fonti pare che Toffaletti si fosse discostato dai ranghi per salutare la madre. (…) Eppure non ci sen-iamo di escludere l’ipotesi che l’uomo avesse provato disperatamente a fuggire e fosse stato, per questo, ucciso dai nazifascisti”.
Sulla drammatica vicenda sembra che non sia mai stato aperto od esista un fascicolo processuale. Il diciannovenne, probabilmente, cadde in una retata solo nazista o congiunta nazifascista di ferrovieri dissidenti che attuavano il boicottaggio durante il loro lavoro. I rastrellati (loro od anche altri?) vennero poi radunati in piazza Cittadella per il trasferimento a piedi alla stazione di Porta Nuova ed il viaggio in treno verso gli Arbeitslager nazisti, campi di lavoro forzato (non di sterminio). Nereo, forse sentendosi sicuro per la presenza dei genitori, volle veramente scappare venendo prima ferito e poi freddato. La tesi verrebbe confermata dall’epigrafe sul suo loculo, nel cimitero di Borgo Roma, dettata certo da chi (genitori e fratello testimoni) sapeva bene le reali circostanze: “Nereo Toffaletti il 22 giugno 1944 mentre tentava di sottrarsi alla deportazione, cadde vittima sotto gli occhi terrificati dei genitori. Aveva solo 19 anni”. “Tentava di sottrarsi alla deportazione”, non “voltosi ad abbracciare la madre”.

Claudio Beccalossi