Nella trattoria da Camillo “dove il futuro è in dubbio” “E’ dura pensare alla ripresa, ma è tutto il settore che soffre”

A inizio aprile di un anno fa veniva inaugurata a pochi passi dal centro di Verona la Trattoria da Camillo, un locale accogliente dove poter apprezzare piatti caserecci ma ricercati. Mai si sarebbero immaginati i due titolari, Camillo e Alice, lui chef e lei responsabile di sala, di trovarsi costretti un anno dopo a chiudere momentaneamente per affrontare l’emergenza Covid-19.
Come stato affrontando questo periodo?
“Intanto ci siamo organizzati con le consegne a domicilio per quanto possibile, mantenendo tutte le distanze di sicurezza e il rispetto delle norme, appoggiandoci anche ad una piattaforma di delivery, in modo da non mettere troppo a rischio noi stessi. È l’unica cosa che possiamo fare per rimanere un po’ attivi”.
Avete ricevuto aiuti dallo Stato?
“Al momento abbiamo avuto una proroga delle tasse e il rimborso del 50% delle spese di sanificazione del locale, con un rimborso in credito d’imposta del 60% dell’affitto di marzo. Sicuramente c’è ancora molta confusione, come sul tema dei prestiti agevolati, perché è assurdo fare un debito per pagare altri debiti”.
C’è solidarietà fra voi ristoratori?
“Abbiamo pensato di fare dei gruppi di acquisto, per comprare insieme i prodotti e poi dividerseli, in modo da abbassare le spese. C’è un costante confronto con altre realtà della città per capire come muoversi e per darsi consigli. Certo è difficile aiutarsi quando non si ha da aiutare neanche se stessi”.
Come pensate la ripresa?
“Sinceramente è la parte che ci spaventa di più, se effettivamente si riprenderà con certe restrizioni come la distanza da mantenere (un metro e mezzo tra cameriere e cliente) e un numero massimo di coperti nel locale. Se poi le nostre spese devono tornare alla normalità, è difficile riuscire a sostenerle. Per esempio forni e frigoriferi li dobbiamo tenere accesi comunque, che siano per due coperti o per trenta. Le realtà più grandi purtroppo saranno costrette a lasciare a casa dipendenti”.
Come immaginate il futuro della ristorazione?
“Speriamo che ci sia una regolamentazione abbastanza precisa, chiara e soprattutto attuabile. Il delivery può essere una buona soluzione, è un servizio che terremo attivo per un po’. Però una situazione del genere non potrà durare per sempre, la ristorazione in Italia è uno dei punti forti del nostro Paese e della nostra economia”.
Quando la possibile riapertura?
“Tenendo conto che bar e ristoranti saranno le ultime attività ad aprire, si parla tra il 18 e il 25 maggio, però per tornare a un regime di lavoro normale bisognerà aspettare almeno settembre”.

Jacopo Segalotto